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Pochi gli estremisti: «Adesso si darà una calmata, ne guadagneremo tutti»

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I romani si sentono vicini ma non risparmiano frecciate polemiche nei confronti del «caciarone» «Una pellaccia, tornerà a far più rumore di prima»

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La notizia del colpo al cuore capitato al leader del Carroccio che è anche ministro delle Riforme e nume tutelare del federalismo in nome della Padania, ha fatto breccia nelle chiacchierate degli abitanti di una capitale definita negli anni «matrigna» e «ladrona». E così all'indomani del ricovero di Umberto Bossi c'è chi ne parla con bonario cinismo, facendo riferimento al «celodurismo» leghista, e chi interpreta l'accaduto come una «risposta divina» ai duri attacchi contro il Papa che pochi giorni fa si era espresso in romanesco davanti ai suoi sacerdoti. Attacchi riversati anche contro l'8 per mille e dell'uso che la Chiesa cattolica fa di questi fondi. Massimo Maestri, da un bar di via della Maddalena, si dice tranquillo: «Quello lì è uno che ha la pellaccia dura, si rimetterà, anzi farà più rumore di prima. Non riuscirei a immaginarmi un Bossi mansueto». Qualcun altro invece, nello stesso bar, non è d'accordo: «Io invece dico che adesso si dà una calmata, ne guadagneremo tutti. Lo dico perché mio suocero è stato male di cuore, un'angina, e da allora ha cambiato carattere: è più mansueto, ascolta di più». A bordo del 916, un autobus che collega il centro con S. Pietro, due signore anziane ieri mattina chiacchieravano delle notizie del giorno: «Hai visto Bossi? Se lo merita proprio. Non tanto per le cose su Roma, che non ci crede nessuno, ma perché ha attaccato il Papa». La signora faceva riferimento a quando il giornale della Lega Nord criticò il Pontefice che parlò in romanesco a sacerdoti e cardinali della diocesi. «Sì gli sta bene, dopo tanta cattiveria alla fine qualcosa gli si è ritorto contro», chiosava l'amica. Il «se lo merita» in realtà è un'espressione che è risuonata spesso in città nelle chiacchiere da bar, soprattutto da parte di chi «quel caciarone» l'ha sempre mal tollerato. Alla fine prevale, con ragionevolezza, sempre il lato umano: «Poveraccio - dice Fabio, montatore cinematografico - in fondo è una persona anche lui: si può verderla diversa in politica, ma augurargli di morire no. Allora dovremmo tirare fuori la pena di morte per chi è cattivo davvero». Davanti al giornalaio di largo Argentina invece Laura Collina, insegnante, ironizza: «Non condivido alcuna battaglia del ministro Bossi, però noto che aveva ragione a dire che l'aria di Roma fa male: basti guardare che fine ha fatto. L'unico immortale sembra davvero Berlusconi, come dice la leggenda. A me dà fastidio l'ipocrisia dei politici di questa sinistra: oggi tutti a fare gli auguri di pronta guarigione, e fino a ieri a dirgliene di tutti i colori».

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