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di FABRIZIO DELL'OREFICE «IL GOVERNO non è mai stato chiuso al dialogo sociale.

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Il ministro delle Politiche Agricole, Rocco Buttiglione e presidente dell'Udc, accoglie l'appello fatto dal segretario generale della Cisl Savino Pezzotta sul Tempo di ieri («Altro che pensioni, è tutto da rifare», ne riferiamo in un articolo a parte). Ma anche qualche colpo di fioretto, come nel suo stile, al sindacato. A cominciare dalla decisione di proclamare lo sciopero generale per il 26 marzo: «Non mi sembra necessario». Una frase che si pone in mezzo allo «sciopero inutile» di Maroni e allo «sciopero eccessivo» di Alemanno. Ministro, Pezzotta dice che bisogna «invertire l'agenda politica del Paese». E indica quattro priorità: «le imprese chiudono, la gente perde il lavoro, i redditi sono a rischio, il sud soffre di più di tutti». Che cosa risponde? «Penso che è giusta l'impostazione di affrontare tutte le questioni in maniera complessiva. Ma dobbiamo guardare al quadro generale». E cioè? «Dobbiamo guardare all'Europa, che deve essere un nostro punto di riferimento. Sappiamo che l'Unione cresce poco e che ci sono Paesi all'interno dell'Ue che crescono ancora meno, mi riferisco alla Francia e alla Germania». Insomma, vuole dire: il problema è di tutti? «Non c'è dubbio. Non a caso a fine marzo si terrà un consiglio europeo sulla competitività, voluto su iniziativa proprio da noi ed è uno dei risultati, uno dei tanti risultati della presidenza italia dell'Ue». E in sede europea come pensa che possa essere affrontata la situazione? «È chiaro a tutti che ci troviamo di fronte a una situazione che non riguarda soltanto noi e non può essere risolta soltanto da noi. Significa che dobbiamo affrontare in sede comunitaria le quattro grandi scelte che ci troviamo di fronte. Anzi, parlerei di quattro rivoluzioni: biotecnologie, nanotecnologie, nuove tecnologie e fonti energetiche». Quindi si può parlare del fronte interno? «Certo e in questa chiave ritengo che si possa affrontare le varie questioni. A cominciare dal fatto che è necessario cominciare a pensare ad una nuova politica industriale, visto che il quadro è completamente cambiato». Altro tema, i redditi. Che cosa risponde? «Bisogna riprendere con forza la politica dei redditi perché è evidente a tutti che abbiamo avuto dei rincari, dovuti anche a qualche piccola truffa». Piccola truffa? «Sì, l'inflazione è risalita dovunque in Europa. In Italia un po' di più. Ma ciò che mi preme è che non si sono avuti gli aumenti che si raccontano, credo che ci sia stata anche qualche eccessiva enfatizzazione». Ma il problema c'è o no? «Il problema c'è ma non esageriamo». E veniamo al tema caldo del giorno. Le pensioni... «No, prima c'è un'altra questione dalla quale non possiamo prescindere». E qual è? «La politica sociale per la quale il governo ha fatto molto ma si può fare di più. In questo caso è stata aperta una grande questione da Carlo Azeglio Ciampi il quale ha lanciato l'allarme per le "culle vuote". Siamo in sintonia con lui anche perché la spesa sociale in Italia è un terzo di quella dei Paesi che hanno uno sviluppo analogo al nostro. Non possiamo fare finta di nulla». Su tutti questi temi crede che ci sia spazio per il dialogo sociale? «Ecco, credo che ci possiamo sedere tutti attorno ad un tavolo. O meglio attorno a più tavoli, come i tre previsti, ma con lo spirito di affrontare e risolvere le questioni». Berlusconi dice che comunque per dialogare bisogna essere in due e ricorda anche gli insulti che finora a subito. È sicuro che c'è nel governo questa volontà? «Penso che il presidente del consiglio non si riferisse al sindacato». E a chi allora? «Ai girotondi e a quella parte dell'opposizione oltranzista». Alemanno preme perché sulle pensioni ci sia spazio per nuove modifiche, Maroni risponde picche. E Buttiglione? Che cosa pensa? «Penso che è giusto discutere e discutere fino in fondo. Ma a un certo punto bisogna decidere. Ed è il governo che decide». E il g

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