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SULLA riforma delle pensioni «non c'è spazio per ulteriori novità».

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Il ministro ha quindi ribadito che la discussione sulla riforma, che oggi va in aula al Senato, proseguirà nelle prossime settimane in Commissione Lavoro. Intanto, il vertice dei sindacati di ieri notte si è chiuso con un documento unitario di bocciatura verso la politica economica del Governo. Cgil, Cisl e Uil indicano le loro priorità per il Paese. E proprio per sostenere la loro piattaforma proclameranno uno sciopero generale di quattro ore per venerdì 26 marzo, preceduto da assemblee in tutti i luoghi di lavoro. Per perfezionare il testo della proposta in serata c'è stato un lungo vertice sindacale al quale hanno partecipato anche i segretari generali Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti. La bozza di documento, una decina di pagine, è composta da tre capitoli (politica economica, welfare, politica redditi), preceduti da una premessa di carattere generale. Il testo finale potrebbe quindi arricchirsi di un ulteriore parte dedicata al tema del federalismo e delle riforme istituzionali. Dunque, la ricetta di Cgil, Cisl e Uil prevede innanzitutto uno sforzo straordinario per il Mezzogiorno, destinandovi molte più risorse pubbliche, almeno il 45%, con l'obiettivo di raggiungere un tasso di occupazione del 60% nel giro di quattro anni. Sul fronte del welfare, per Cgil, Cisl e Uil ben più importanti delle pensioni sono la riforma degli ammortizzatori sociali (ferma da tempo in Parlamento), quella dell'indennità di disoccupazione (che va irrobustita) e la realizzazione del fondo per gli anziani non autosufficienti. Serve poi una nuova politica dei redditi per salvaguardare il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, messo sempre più a dura prova dal caro-vita. Maroni ha invece spiegato che il passaggio in aula oggi della delega previdenziale vuole essere «una dimostrazione di forza e di determinazione da parte del Governo che vuole vincere le fortissime resistenze contro la riforma». Ma ha ribadito che la delega tornerà in aula «solo dopo l'approvazione della riforma federale da parte del Senato. Questo è il dato certo». Quanto allo sciopero generale che è in arrivo da parte dei sindacati, il ministro ha ribadito che «è sbagliato». «Sbagliato perché sono state accolte il 99% delle richieste dei sindacati. Quindi lo trovo legittimo - ha detto Maroni - ma non giustificato sulle pensioni». Contro lo sciopero parla intanto Adolfo Urso (An) vice ministro delle Attività produttive, secondo il quale l'iniziativa, ancorché legittima, è «contemporaneamente contro gli anziani, cioè contro i pensionati, e contro i giovani, cioè contro i soggetti della riforma, che viene realizzata per permettere anche a loro di avere un giorno, come meritano tutti, la prima pensione».

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