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di FOSCA BINCHER L'ASSEMBLEA si è svolta il 30 giugno 2003, ore 20, nella sede sociale ...

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Fabrizio Colombo, quella sera erano davvero tutti presenti. Dal ragioniere Gianmario Luoni, chiamato «a fungere da segretario per la formazione del presente verbale, che accetta», a «tutti gli Azionisti, previo deposito delle azioni ai sensi e termini di legge, e tutti i Consiglieri e sindaci, come da foglio presenze agli atti». Tutti gli azionisti, anche se non direttamente nominati, significava solo due azionisti. Perché delle 200 mila azioni ordinarie dell'Immobiliare via Crocifisso spa 172 mila, e cioè l'86%, appartengono al ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti. E le restanti 28 mila (14%) alla signora Fausta Beltrametti, legittima consorte del ministro. Un avvenimento curioso, non fosse che insieme a un buon bilancio (28.400 euro di utile), l'assemblea della società doveva approvare anche le determinazioni conseguenti all'adesione all'articolo 16 della legge 289 del 2002. Sì, proprio il condono fiscale ideato dallo stesso Tremonti e che quasi tutta la sinistra italiana si è fatta di nascosto dopo averlo pubblicamente osteggiato. Naturale, penseranno i lettori, che Tremonti condivida quel condono fiscale che porta la sua firma. Ma dalla lettura dei verbali assembleari c'è di più: quel condono è stato davvero la via d'uscita a una situazione che stava imbarazzando, e non poco, il ministro dell'Economia e delle Finanze. La scoperta arriva scorrendo la nota integrativa al bilancio chiuso il 31 dicembre 2002. Al capitolo «E)- Proventi e Oneri straordinari» sono iscritti 55.096 euro di «imposte da condono ex L. 289/02». Nella pagina successiva qualche riga di spiegazione: «gli oneri straordinari sono formati da imposte da condono; la società ha infatti provveduto a inoltrare domanda di definizione da lite fiscale pendente ai sensi dell'art. 16 legge n.289 - 27/12/02 presso la Commissione Tributaria Regionale di Milano,relativamente agli avvisi di accertamento per Irpeg e Ilor anni 1992 e 1993». Questo significa dunque che il ministro delle Finanze del governo italiano aveva ricevuto dalla sua struttura una cartella di contestazione fiscale, evidentemente non pazza (altrimenti non avrebbe aderito al condono). L'oggetto del contendere non era nemmeno irrilevante. Si può dedurre proprio dalla cifra pagata per chiudere ogni contenzioso: 55.096 euro in base all'articolo 16 del condono. La norma a cui ci si riferisce stabilisce che «Le liti fiscali pendenti dinanzi alle commissioni tributarie in ogni grado del giudizio, anche a seguito di rinvio, nonchè quelle già di competenza del giudice ordinario, ancora pendenti dinanzi al tribunale o alla corte di appello, possono essere definite, a domanda del soggetto che ha proposto l'atto introduttivo del giudizio, con il pagamento della somma: a) di 150 euro, se il valore della lite è di importo fino a 2.000 euro; b) pari al 10 per cento del valore della lite, se questo è di importo superiore a 2.000 euro». Con 55 mila euro, circa 110 milioni delle vecchie lire, quindi Tremonti ha chiuso una imbarazzantissima lite fiscale di valore 10 volte superiore: 550 mila euro, ben oltre un miliardo di vecchie lire. Una somma notevole per una società immobiliare come quella di via Crocifisso, che ha un fatturato 2002 di 206.592 euro e un patrimonio netto di 888.815 euro. Anche se nel 2002 ha fatto registrare un vero e proprio boom delle disponibilità liquide su conto corrente, passate in 12 mesi da 15 mila a 698.822 euro.

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