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Israele, faccia a faccia D'Alema-Fini Sulla road map visioni contrapposte

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Neanche il patronato di San Francesco è infatti riuscito a mettere d'accordo il vice premier Gianfranco Fini e il presidente dei Ds Massimo D'Alema sulle strade da seguire per fare giungere la pace tra Israele e palestinesi. I due leader si sono infatti trovati su posizioni diametralmente opposte sia sull'esito che potrà avere la cosiddetta road map sia sul peso da attribuire ai recenti accordi di Ginevra sottoscritti da esponenti delle società civili israeliana e palestinese. L'occasione è stata data dal convegno «L'Italia di fronte al conflitto arabo-israeliano» organizzato al Sacro Convento di Assisi dalla Fondazione Italianieuropei. D'Alema ha subito invitato i presenti a una «discussione libera» fuori dalle «dichiarazioni ufficiali», proprio per «suggerire nuovi percorsi» che permettano di uscire dall'attuale "impasse". Il presidente della Quercia ha subito annunciato il suo pessimismo «di fronte a una tragedia che ci appare oggi senza vie di uscita» con un conflitto «avvitato su se stesso» e una situazione in cui «tutto è andato indietro». L'ex premier ha quindi raccontato un episodio che lui stesso ha definito scioccante, e cioè un colloquio con Assad padre al quale D'Alema cercava di spiegare l'importanza di non sostenere più il terrorismo e di cercare nuovi accordi di pace: «Assad mi rispose - ha racconto D'Alema - dicendomi che questa guerra non finirà mai e che noi europei ci dobbiamo abituare: "Israele è più potente di noi, ma noi siamo più numerosi"». Prospettiva questa che D'Alema ha invitato a respingere. «L'iniziativa internazionale per la pace è arrivata a uno stallo - ha insistito il presidente dei Ds - e nessun progresso può essere registrato senza una nuova forte iniziativa della comunità internazionale». Dal vice premier non è arrivata però nessuna sponda a questa impostazione. Fini ha infatti sostanzialmente ribadito la posizione enunciata alla fine del 2002 nell'ormai intervista al quotidiano israeliano Haaretz, e ribadita nel viaggio in Israele dello scorso autunno. Se l'Europa vuole davvero avere un ruolo fra i due contendenti deve assumere «una posizione più equidistante». «Negli ultimi anni - ha insistito Fini - l'Europa è stata palesemente di parte». trattare sotto il fuoco».

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