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IL VICEPREMIER Fini all'attacco nella giornata del risparmio.

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Anche gli imprenditori, dice, devono fare un esame di coscienza, visto che spesso e volentieri siedono nei consigli di amministrazione di piccoli e grandi istituti di credito. Nel segno di una commistione di interessi su cui va fatta assolutamente chiarezza. È questo il vero conflitto di interessi che mina l'economia, tuona Fini intervenendo a Parma alla giornata del risparmio. Un conflitto di interessi, sottolinea, «molto, molto più pericoloso benchè meno evidente» di quello che riguarda il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «Non possiamo continuare a tenere gli occhi chiusi di fronte ad imprenditori che acquistano quote di banche» ottenendo in cambio una generosità nei finanziamenti «molto maggiore di quella che gli istituti riservano solitamente agli imprenditori più piccoli». Un conflitto d'interessi che a suo giudizio comporta la naturale conseguenza che gli imprenditori coinvolti vengono automaticamente tentati «a dare corso ad investimenti a carattere finanziario invece che industriale». Un rapporto quindi, quello tra banche e imprese, che va chiarito, che «deve diventare virtuoso». Le banche, infatti, riconosce Fini, «sono un volano indispensabile per l'economia» così come lo sono gli imprenditori. Ma per evitare nuovi casi Parmalat è bene anche agire su questo fronte una volta verificato, e per Fini è così, che «le banche hanno responsabilità in quanto avvenuto e questo è inutile negarlo». Responsabilità perché hanno collocato sul mercato titoli senza informare nel modo dovuto il risparmiatore, badando spesso «più al loro utile che all'interesse della gente». Perciò è saggia a giudizio del vicepremier la decisione di alcuni istituti di credito di restituire ai risparmiatori ciò che hanno perso. Ma non basta. Quanto ai controlli, il leader di Alleanza Nazionale punta ancora il dito. Hanno fatto il gioco delle tre scimmiette, dice, chi non vedeva, chi non sentiva, chi non parlava. Però, ammette, gli istituti di controllo avevano anche a che fare «con una certa confusione legislativa» al punto che non c'era nel Paese sufficiente consapevolezza che chi doveva garantire la tutela del risparmio non era nelle condizioni di poterlo fare. E non ha aiutato il fatto che «tra Consob, Bankitalia, Isvap e le altre non sempre era chiaro il confine di azione tra chi doveva vigilare, chi intervenire, chi assumersi delle responsabilità». Infine, il via libera a Bondi. Il commissario straordinario «sta operando bene», sottolinea il vicepremier, rilevando al contempo la necessità di un'assoluta tutela «dei lavoratori, delle loro famiglie, dell'indotto con gli allevatori e gli agricoltori».

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