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FAMIGLIE super-indebitate nei Paesi più ricchi del pianeta.

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Situazione analoga in Gran Bretagna e negli Usa, mentre in Italia si riscontra un monte cambiali e prestiti più contenuto: il rapporto tra indebitamento e reddito familiare disponibile è mediamente pari al 35%. A scattare la fotografia sui bilanci delle famiglie è Fiscooggi.it, la rivista on line dell'Agenzia delle Entrate. In Usa le famiglie nel 2002 risultano esposte mediamente per una cifra pari al 112% del reddito disponibile. In altre parole, il volume del debito familiare è più che doppio rispetto alle entrate annuali. Nel 1991 quelle stesse famiglie erano esposte per cifre minori, intorno all'87% del reddito disponibile. La propensione a contrarre debiti è quindi cresciuta di oltre 27 punti percentuali negli ultimi 11 anni, peggiorando del 24% le passività dei nuclei familiari americani. Le famiglie britanniche - prosegue il giornale web delle Entrate - sopportano mediamente debiti più grandi di quelle americane, in pratica il 128% del reddito disponibile, ma inferiori ai passivi di quelle giapponesi che ne portano sulle spalle una piccola montagna, quasi una volta e mezzo il reddito disponibile, ovvero il 140%. Le famiglie tedesche, invece, hanno accumulato debiti negli ultimi 11 anni, saltando dall'84% al 112% del reddito disponibile, allargando le passività mediamente di altri 27 punti percentuali, quasi un terzo. In Italia, invece, si registrano i valori più bassi - secondo la classifica stilata da Fiscooggi.it - tanto che i debiti risultano in media un terzo del reddito disponibile. Sempre tenendo ben saldo il timone del reddito disponibile, la ricchezza netta delle famiglie, ovvero, la somma dei patrimoni finanziari e non finanziari meno le eventuali passività - prestiti, mutui, ipoteche, eccetera - denuncia due andamenti significativi: in primo luogo, le disponibilità domestiche crescono, dal 1991 al 2002, in 5 Paesi su 7, esattamente in Italia, Francia, Usa, Canada e Regno Unito, mentre declinano in Giappone e Germania; in secondo luogo, sono le famiglie giapponesi che presentano il conto peggiore. Nel 1991 infatti, la ricchezza netta dei nuclei familiari nipponici, espressa sempre in valori medi, era pari all'867% del reddito disponibile, ma nel 2001 è scesa al 753%.

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