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Arpe dai pm: «Cirio non è colpa nostra»

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Il giovane amministratore delegato di Capitalia in Procura a Roma per oltre quattro ore

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E contemporaneamente il botta e risposta tra l'indagato numero uno Sergio Cragnotti e l'amministratore delegato di Capitalia Matteo Arpe. Sì, perché l'ad dell'istituto di credito, di fronte al magistrato romano, ieri mattina ha respinto con decisioni le dichiarazioni dell'ex patron della Lazio verbalizzate durante il suo interrogatorio nel carcere di Regina Coeli. «Non è responsabilità delle banche il dissesto della Cirio», ha commentato Arpe. La crisi del gruppo agro-alimentare non sarebbe dunque colpa degli istituti di credito che hanno avuto rapporti con l'azienda di Cagnotti, almeno secondo quanto riferito al procuratore aggiunto Achille Toro da Arpe, ascoltato come persona informata sui fatti. Il testimone, arrivato in procura accompagnato dai suoi difensori, gli avvocati Roberto Rampioni e Emanuela Gismondi, avrebbe ripercorso con gli inquirenti la sua attività professionale all'interno di Capitalia dal 2001 a oggi. Al centro del colloquio con i pm inoltre i rapporti di Sergio Cagnotti e Capitalia; secondo Arpe l'ex presidente della Cirio avrebbe continuato a chiedere finanziamenti alle banche, ma senza garantire però il pagamento dei debiti che stava accumulando. Questo perché, secondo l'ad, Cragnotti non restituiva il denaro nei tempi stabiliti con gli istituti di credito. La crisi del gruppo agro-alimentare, in base alle parole di Arpe, sarebbe arrivato quando la Banca di Roma ha chiuso i rubinetti a Cragnotti, decidendo di non mandare avanti un credito con l'indagato per diversi milioni di euro. Poi il finanziamento di 500 milioni da parte delle banche quando è avvenuto il crac della Cirio. Ma da quel momento in poi, secondo Arpe, era difficile pensare che Cragnotti avrebbe potuto cambiare il rapporto con gli istituti di credito. Ed ecco quindi arrivare la decisione ulteriore di Banca di Roma di non rifinanziare i bond Cirio. Nessuna domanda gli è invece stata posta sul ruolo di Geronzi e, tanto meno, sugli aspetti legati al collocamento dei bond, da cui hanno inizio i guai giudiziari di Cragnotti. Non è escluso comunque che Matteo Arpe, che ieri ha ricostruito le operazioni finanziarie sulle quali stanno indagando i magistrati, possa essere interrogato di nuovo dal procuratore aggiunto Toro e dai sostituti Tiziana Cugini, Rodolfo Sabelli e Gustavo De Marinis. A partire da martedì prossimo ci sarà un'ondata di interrogatori di rappresentanti delle banche, indagati e non, che culminerà, anche se la data deve essere ancora fissata, con l'audizione di Geronzi. La settimana prossima potrebbe essere risentito invece lo stesso Sergio Cragnotti.

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