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«Sbagliato, siamo tutti alla pari»

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Castagnetti: «Se il voto fosse solo sull'Iraq, diremmo di no»

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Fino a sabato scorso aveva senso fare un discorso sull'orgoglio del proprio partito di provenienza, da domenica questo discorso non ha più senso». Taglia corto Pier Luigi Castagnetti, capogruppo della Margherita alla Camera di fronte alle dichiarazioni di Fassino («Siamo noi gli azionisti di maggioranza, gli alleati lo ricordino»). Anche se subito puntualizza: «Non credo che Fassino abbia fatto quella dichiarazione». Come? Che cosa intende dire? «Quello che ho detto, non credo che abbia pronunciato quelle parole». Non sono state smentite, però... «È già successo una volta. Chiesi a Fassino spiegazioni su una frase riportata dai giornali e mi disse che non l'aveva mai detto. Accadrà anche stavolta». Mastella dice: «Nella lista non c'è nulla di democristiano». Che cosa risponde? «Provengo da quella tradizione e ne sono orgoglioso.Semmai abbiamo il problema opposto». In che senso, scusi? «Nel senso che venerdì e sabato abbiamo sentito tante citazioni: di De Gasperi, Adenauer, Moro e persino dei profeti. Non ne sono sorpreso, quando si lavora per il futuro, per grandi traguardi, mi sembra ovvio che ci si rifaccia anche alla sapienza biblica». Non teme che nella lista ci siano troppe culture diverse? «È vero, ma tutte convivono tra loro. E Romano Prodi è la sintesi». Però quella cattolica non è quella egemone, non crede? «No, non credo affatto. Ma comunque non penso che la gran parte degli italiani sia appassionata da questo dibattito, piuttosto vorrebbe sapere da noi come intendiamo risolvere i loro problemi». Cominciamo dal primo, la guerra in Iraq. Come andrà a finire alla Camera? «Andrà a finire che chiediamo anzitutto lo stralcio. Quel decreto in realtà finanzia ben dieci missioni militari nel mondo. Noi siamo d'accordo con nove di queste, su una invece diciamo di no. Ecco, chiediamo di disgiungere la questione in due voti». E perché? Per quale motivo dovrebbe essere disgiunto? «Anzitutto il governo aveva previsto voti distinti già nel luglio scorso. Quindi chiediamo solo di tornare alla soluzione originaria». D'accordo, ma per quale motivo? «La ragione è semplice: si tratta di missioni militari di grande importanza e non ci si può esprimere così, in generale. Vogliamo dire la nostra su tutte, una a una. Ma in particolare su quella irachena». Allora chiede dieci voti? «Possiamo semplificare e votare due volte, una sulle nove missioni e una su quella di Nassiriya. Insomma, in tutto il mondo è in corso un ripensamento su quell'intervento, solo in Italia non se ne può parlare?». E nel caso di due voti, come vi esprimereste? «Sì a tutte, no a quella sull'Iraq. Se il voto resta unico, non possiamo fare una media e finiremo con il non partecipare al voto». Dov'è l'avversario numero uno della lista Prodi? A destra o a sinistra? «A destra, non c'è dubbio». Ma anche a sinistra... «Spero solo che dopo le elezioni torni maggiore ragionevolezza dovunque». Berlusconi attacca i professionisti della politiche. Secondo lei perché? «È in atto un'intimidazione verso i suoi alleati per ridurli alle sue posizioni. Li spinge a fare la lista unica». Teme di arrivare secondo? «Lo teme. E ora se la prende con i suoi. Poi inizieranno le intimidazioni a noi»

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