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Torna Prodi, è l'imitazione di Berlusconi L'Ulivo riparte (dopo 8 anni) dal Professore che civetta il Cavaliere. Anche se lo attacca per tutto il discorso

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Ma sembra il tentativo di imitare Silvio Berlusconi. Lo stesso modo di muoversi, di parlare. La stessa tecnica oratoria. E anche la convention che si è conclusa al Palalottomatica dell'Eur è stata sull'identica falsariga di quella berlusconiana del 24 gennaio scorso a pochi metri di distanza (si tenne allora al Palacongressi, sempre all'Eur di Roma). Arriva per ultimo, si fa attendere. Santoro, il presentatore della manifestazione, annuncia più volte: «Liberate gli ingressi!». E poi la suspence, l'auto che arriva e le immagini dell'esterno proiettate sul maxischermo. In sala intanto parte la canzone «Una vita da mediano» di Ligabue, si spengono le luci, e si intravede Prodi che esce dalla macchina nel parcheggio del palazzetto dello sport, e si avvia verso l'ingresso, sotto braccio con la moglie. Alle spalle il portavoce Ricardo Levi. Sì, insomma è lo stesso copione della convention azzurra. Quasi identica. Questa qui è un po' più lacrimevole, sembra di essere nello studio di «Carramba che sorpresa». C'è perfino la dichiarazioni d'intenti finale, un po' come il contratto con gli italiani. Prodi è sempre lo stesso. Tutto il resto è cambiato. Otto anni prima era sceso in campo sfidando Berlusconi. Stavolta è in campo sfidando Berlusconi. E il discorso, dura un'oretta scarsa (il Cavaliere aveva parlato 1 e 40 minuti). Per una mezz'ora abbondante parla d'Europa e del prossimo allargamento. Per la restante mezz'ora è tutto un attacco al premier e al centrodestra. Dicendo che il suo è lo schieramento degli «europeisti» e l'altro quello degli «euroscettici», con battute e battutine tipo: «All'Ulivo non serve il lifting per stare al passo con i tempi». «È bello essere qui con voi - esordisce il Professore - ed è ancora più bello essere in tanti e ricominciare tutti insieme a lavorare». E aggiunge subito: «Sulla strada dell'Europa abbiamo sempre incontrato il presidente Ciampi. Per questo - aggiunge Prodi - gli siamo grati e gli saremo grati. E da questa strada noi non ci scosteremo mai». Partono subito le stilettate: «Noi in poco tempo, abbiamo risanato il bilancio, senza artifici e senza condoni». E se da un lato si parla di sogni e dell'Italia che si arricchisce, dall'altra è tutto incubi con gli italiani più poveri. Dice Prodi: «Solo grazie all'euro possiamo ridare fiducia all'Italia. L'aumento dei prezzi in Europa è avvenuto soltanto in due paesi su dodici e in un solo paese è stato accompagnato dalla stagnazione dell'economia: questo paese è l'Italia. Questo perché si sono voluti togliere tutti i controlli. Ora, riportare i prezzi da dove sono scappati è come riportare il dentifricio dentro il tubetto...». Il festival anti-Cavaliere continua: «Non basta coltivare relazioni personali per supplire alla mancanza di visione e di ruolo della nostra Italia» un Paese che «ha perduto una linea di politica estera non sostituita da un'altra linea che guardi al futuro. Il 12 giugno si voterà per l'Europa e sull'Europa: da una parte ci saremo noi europeisti e dall'altra gli euroscettici, tra cui molti che pretendono di essere gli eredi di De Gaspari, Schumann e Adenauer». L'attacco è a tutto campo: «Quello che solleva la mia indignazione - dice - è il sottile veleno che si sta cercando di insinuare nel nostro paese. Il veleno di chi dice che bisogna essere anti-europeisti per essere filoamericani. L'Europa è la premessa indispensabile per dare dignità a questa alleanza. Senza dignità non c'è nè alleanza, nè amicizia». Segue l'annuncio della non candidatura alle Europee: «A questa Europa noi portiamo il contributo di un impegno serio. Un impegno che io per primo sono chiamato a onorare fino in fondo. Per questo, pur di fronte a tante amichevoli e motivate pressioni, ho deciso di rispondere no ad una mia candidatura alle Europee». Pochi minuti e parte un nuovo affondo: «Chi dipinge scenari a tinte fosche e contrapposizioni da guerra fredda fà una descrizione di fantasia. Una fantasia malata. A chi predica la chiusura di nazioni ripiegate

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