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DALLE frequenze di Radio2 il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri è tornato ad affrontare ieri ...

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Gasparri ha confermato di non avere particolari difficoltà, ove servisse, a fare un passo indietro e a cedere ad altri l'importante posto che occupa. «Sono molto sereno - ha premesso -. In questi giorni, infatti, è stata spazzata via la farneticazione di un giudice di Potenza su di me. L'inchiesta è stata archiviata, ma non è finita qui: in termini di diritto darò battaglia». «Soprattutto sono contento - prosegue - perché ho detto quello che pensavo sulla politica. C'è gente che muore per avere dei posti. Come se il destino dell'Italia dipendesse da una poltrona». Ma «se qualcuno è in crisi d'astinenza per una poltrona - ha aggiunto - che la prenda. Compresa la mia». «Ho voluto accelerare - ha spiegato quindi - un processo di chiarimento. La verifica si poteva chiudere da molti giorni. Prima i governi duravano otto mesi, questo è durato molto e dunque qualche cambiamento può anche starci. In questo contesto, il destino dei singoli è assolutamente secondario. Se il problema - ha ribadito - è di poltrone, metto a disposizione anche la mia». Intanto si torna a parlare anche del ddl. «La legge è stato votata in Parlamento. Se ci saranno altri problemi sarà il Parlamento a decidere. Ma io sono soprattutto un militante politico e voglio guardare in faccia la gente. La mia appartenenza a un partito politico è la condizione primaria della mia vita. I governi passano il partito resta. IO dico sempre quello che penso». Gasparri ha anche sottolineato che principalmente si sente «un politico di Alleanza Nazionale. Il posto si conquista attraverso la militanza». Comunque, leggendo alcune dichiarazioni di sui quotidiani, Gasparri ha fatto notare che «ci sono i piromani della politica, a destra a sinistra. Questo balletto dei posti dipende da noi, non da chi ci ha votato». Sul tema della verifica ieri interviene anche Roberto Calderoli della Lega, vicepresidente del Senato, criticando il segretario dell'Udc Follini ora isolato sotto i riflettori della verifica con Casini che gli fa da scudo. Su Follini è in atto un pressing degli alleati, compreso An. «Sono condivisibili le parole e l'appello di Casini sulla Cdl che - dice Calderoli - fanno rimpiangere i tempi in cui lui e Buttiglione erano i segretari dei due distinti partiti. Allora si poteva anche discutere con loro, ma per lo meno dicevano chiaro e tondo quelle che erano le loro esigenze. Oggi con Follini il discorso è diverso. Sono costretto - prosegue Calderoli in una nota - a trasformare il proverbio "non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire" in quello più attuale "non c'è peggior muto di chi non vuol parlare". Mi sembra che oggi la verifica dia segnali positivi per quello che riguarda An che ha detto chiaramente quello che vuole». «Difficoltà - insiste l'esponente del Carroccio - si vedono ancora sul fronte Udc o meglio, sul fronte Follini, visto che non so se il suo pensiero sia coincidente con quello dei suoi gruppi parlamentari, fronte che pretenderebbe di portare a casa uno sproposito di posti, compreso un Ministero per D'Antoni che era un avversario e non un alleato della Cdl nel 2001, lasciando però libero da incarichi di governo e quindi battitore libero lo stesso Follini. "Accà nisciuno è fesso", avrebbe detto il grande Totò e fa bene a continuare a dirlo anche il buon Berlusconi».

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