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Dalle cene del lunedì ad Arcore i principali accordi con Bossi

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Basta solo ricordare il recente articolo scritto da Gianni Baget Bozzo, citato da Berlusconi durante le celebrazioni per il decennale di Forza Italia, in cui il sacerdote ricordava le riunioni di 10 anni fa quando «si trattava di decidere se lottare contro il regime giacobino che la procura aveva imposto al paese o subirlo». Ed era stato lo stesso Baget Bozzo a spiegare l'importanza della residenza di Berlusconi sottolineando che «Arcore è una metafora. Indica che Silvio c'è e non c'è. È in politica e lontano dalla politica. È nello stesso tempo Scipione e Cincinnato». Lo studioso ha ragione. Le cene di Arcore hanno avuto un effetto politico, ma soprattutto sulla Lega, ospite fisso Umberto Bossi. Ma le cene di Arcore devono verificare la propria efficacia sui partiti «romani». Pier Ferdinando Casini ricorda a Sette del 21 settembre del 2000, quando «nel '94 (Berlusconi, ndr) mi porto qui, nel verde e mi parlò del suo progetto. Con la Lega al Nord, con An al Sud. Gli risposi: "È una follia, è assurdo se vinci vengo a farti da giardiniere". Aveva ragione... Ma non mi ha chiesto di mantenere la promessa». Il coordinatore di Alleanza nazionale Ignazio La Russa in passato ha spiegato che la residenza di Berlusconi ad Arcore «è una villa incantevole però non so se è l'ideale per le riunioni politiche. Il condizionamento psicologico, anche involontario, è nei fatti: in fondo sei un ospite del Cavaliere». Ma non tutti cadono nel condizionamento di cui parla l'esponente di An. ad Arcore ci sono stati anche scontri memorabili al limite dell'aggressione personale, come quando Mastella abbandonò il tavolo del cavaliere lanciando una sedia in aria. Forse è proprio per questo motivo che il 18 gennaio del 2003, ricordando quell'episodio, l'attuale leader di Alleanza Popolare ha deciso di aprire una sede del suo partito, allora Udeur, ad Arcore e proprio all'interno della Casa del lavoratore della cittadina lombarda. Tuttavia, questi incontri del lunedì hanno avuto una grande presa soprattutto su Bossi. Basta guardare due precedenti calzanti. Il 4 febbraio del 2001, il leader leghista chiede ad Arcore di fare il superministro o il vicepremier. Il 21 maggio successivo Bossi torna ad insistere e chiede per la Lega il Viminale o la presidenza della Camera, ma nella riunione del 26 maggio, sempre intorno alla tavola di Arcore, tra Bossi e Berlusconi torna il sereno e l'accordo per il governo è fatto a tavola. Non tutti però sono soddisfatti delle cene di Arcore. Il vicepresidente della Camera Publio Fiori di An avanza delle perplessità al quotidiano Il Messaggero del 26 febbraio del 2003 spiegando di non gradire le riunioni a casa del premier. «Cominciamo intanto da lì. E inauguriamo - spiega Fiori - un nuovo stile, convocando le riunioni della maggioranza nei luoghi istituzionali a Palazzo Chigi, in Parlamento, con condizioni alla pari. Serve anche questo per ritrovare pari dignità tra gli alleati». Su Libero dell'8 marzo 2003 Gianni De Michelis afferma che «non servono le cene a casa Arcore», dimenticando di esserci andato il 26 marzo del 2002 per cercare di riavviare il dialogo tra governo e la Cisl e la Uil sulla riforma del mercato del lavoro. Ed è per questo motivo che il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli dichiara al settimanale Sette del 30 ottobre scorso che «le cene ad Arcore logorano chi non ci va» e spiega come si svolgono le serate: «Ci sono Berlusconi, Tremonti, Urbani, Brancher, io Maroni, Castelli. E Bossi. Si parla di politica ma a volte sono solo serate di piacere e di compagnia». Sarà così anche domani?

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