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SALVO sorprese dell'ultima ora, calato il sipario sul suo 27esimo congresso, l'Anm proclamerà lo sciopero ...

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Una «controriforma» che produrrà effetti «devastanti», è la «forte preoccupazione» che unisce tutte le «anime» della magistratura, anche quelle che finora hanno mantenuto un atteggiamento più moderato. Ma il tentativo dell'Anm, che da giovedì a domenica si ritroverà a Venezia per il suo congresso nazionale, al termine del quale riunirà il comitato direttivo centrale per decidere le iniziative di protesta contro la riforma, è evitare che la tre-giorni in laguna si limiti al confronto su «sciopero sì, sciopero no». Un appuntamento che sarà aperto il 5 febbraio nel rinnovato teatro La Fenice, alla presenza del capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e del vicepresidente del Csm Virginio Rognoni, che dovrebbe prendere la parola tra venerdì e sabato. Domenica le conclusioni. L'obiettivo dell'Anm è spiegare a chiare lettere i motivi del «disagio» che spingono a chiamare allo sciopero le toghe, per la seconda volta da quando la riforma è stata presentata, nel 2002: la necessità di tutelare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura «non come privilegio» di una categoria ma «in difesa» dei diritti dei cittadini; l'esigenza di avere una giustizia «efficiente». Rivendicazioni che da tempo ormai impegnano quasi quotidianamente il «sindacato» dei magistrati e che l'Anm ha scelto di sottolineare fin dal titolo dato al congresso, «Giustizia più efficiente e indipendenza dei magistrati a garanzia dei cittadini». I lavori congressuali si apriranno alle 16 di giovedì con la relazione del presidente Edmondo Bruti Liberati. Poi, la scaletta della giornata inaugurale prosegue con gli interventi dei segretari delle cinque correnti: Fabio Roia per Unicost, Claudio Castelli per Md, Armando Spataro per il Movimento per la giustizia, Antonio Patrono per Mi e Antonello Ardituro per Articolo 3. Dalla tribuna congressuale risuoneranno ancora una volta le «preoccupazioni» dei magistrati per una riforma che «mette a rischio autonomia e indipendenza», senza garantire efficienza alla macchina giudiziaria. Con l'accortezza di evitare riferimenti diretti allo sciopero che rischierebbero di mettere in imbarazzo il capo dello Stato. Le modifiche all'ordinamento giudiziario, che hanno già avuto il primo via libera in Senato, saranno l'argomento della seconda giornata del congresso, che da venerdì 6, dopo l'apertura a La Fenice, proseguirà i lavori alla Fondazione Cini. Arriverà anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli, probabilmente in mattinata.

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