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Via libera della Camera al decreto Marzano Adesso passa al Senato. L'Ulivo si astiene. Introdotte novità sul concordato: i creditori divisi in classi

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Approvato il 23 dicembre dal Consiglio dei ministri sull'onda della crisi della multinazionale di Collecchio, il decreto punta a sveltire le procedure di gestione dello stato di insolvenza delle grandi imprese che non abbiano meno di 1.000 dipendenti da almeno un anno e siano indebitate per non meno di un miliardo di euro. Tutte proposte dalla Commissione Attività produttive le modifiche al testo originario adottate dall'aula di Montecitorio. In particolare, è stata introdotta la possibilità per il commissario straordinario delle aziende in crisi di prevedere la soddisfazione dei creditori attraverso un concordato. Il concordato può prevedere la divisione dei creditori in classi, secondo interessi economici omogenei, con la possibilità di costituire classi autonome per i piccoli creditori e per i possessori di obbligazioni emesse o garantite dalla società in amministrazione straordinaria. La proposta di concordato potrà poi prevedere «l'attribuzione ai creditori o ad alcune categorie di essi, di azioni o quote, ovvero obbligazioni anche convertibili in azioni o altri strumenti finanziari e titoli di debito». Il provvedimento stabilisce l'ammissione immediata all'amministrazione straordinaria su istanza motivata dell'azienda al ministro delle Attività produttive e al tribunale. Sarà il ministro a nominare il commissario straordinario che entro 60 giorni dalla nomina (prorogabili di ulteriori 60 su decisione del tribunale) dovrà depositare presso il tribunale una relazione con i bilanci indicando le cause dell'insolvenza e segnalando gli elementi utili alle prospettive di recupero dell'impresa. Sono stati ridotti i tempi tra l'adozione del decreto di ammissione dell'azienda alla procedura di amministrazione e la sua comunicazione al tribunale. La dichiarazione dello stato di insolvenza da parte del tribunale, poi, deve avvenire entro cinque giorni dalla comunicazione del decreto di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria. Quanto al commissario straordinario, egli potrà procedere senza l'autorizzazione del ministro all'esecuzione del piano di ristrutturazione per gli atti non eccedenti l'ordinaria amministrazione o per quelli di valore individuale inferiore a 250 mila euro. Per tutelare i creditori colpiti dalla crisi è poi previsto che le azioni revocatorie, per il recupero di eventuali somme spese dall'azienda in crisi o suoi crediti o ad ottenere la restituzione di pagamenti effettuati in frode ad altri creditori, possano essere proposte dal commissario straordinario anche dopo l'autorizzazione del programma di ristrutturazione. L'Ulivo ha deciso di astenersi perché, malgrado il lungo dibattito, il testo sarebbe rimasto «prigioniero della logica della "norma-fotografia", troppo concentrata sulla situazione della Parmalat». Il portavoce del commissario Ue per la Concorrenza, Mario Monti, ha riferito che allo stato attuale il decreto Marzano sulla Parmalat «non richiede la necessità di ulteriori valutazioni dal punto di vista degli aiuti di stato». Per il via libera definitivo di Bruxelles al decreto Marzano, ha aggiunto il portavoce Tilman Lueder, «bisogna attendere la trasformazione del decreto in una legge dello Stato italiano». Ma al momento, ha ribadito il portavoce del commissario Monti, «la modifica del codice italiano sulla bancarotta non solleva la necessità di ulteriori valutazioni sotto il profilo degli aiuti di Stato».

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