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Centrale del Latte, pretendenti in corsa

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Fermo restando che il futuro dell'azienda della Capitale dipende tutto da quello che deciderà l'amministratore straodinario della Parmalat Bondi e quindi dal piano di riassetto del gruppo, si sono già messe in moto le grandi manovre per essere in pole position qualora Bondi decida per la vendita. Nei giorni scorsi il gruppo Arena si era fatto avanti annunciando di aver conferito alla Cuneo e Associati di Gianfilippo Cuneo il mandato per avviare tutte le iniziative necessarie alla acquisizione della Centrale del Latte di Roma, incluso l'immediato intervento tramite l'affitto del ramo di azienda. Ma non è l'unico ad essere interessato. Tra i possibili candidati ci sarebbe anche la Foodinvest di Mario Malavolta, un big nella distribuzione. Le indiscrezioni lo danno come il favorito per un'eventuale operazione di acquisto o di affitto. A favore di Malavolta gioca il fatto che il suo gruppo, uno dei maggiori per la distribuzione dell'Algida nel Lazio, conosce da vicino la realtà della Centrale di Roma. Nel '97 infatti la Foodinvest partecipò alla gara per la privatizzazione dell'azienda capitolina arrivando alla fase finale. Dei 32 candidati, alla fine ne rimasero solo cinque: Cirio, Parmalat, Granarolo, un gruppo di banche e la Foodinvest. Ma a quel tempo si richiedeva una fideiussione di 100 miliardi e per Malavolta non se ne fece nulla. L'azienda passò nelle mani di Cragnotti. Ma Foodinvest ha un legame di vecchia data con Parmalat. Si occupò infatti della produzione delle merendine Mister Day quando Collecchio voleva fare concorrenza al Mulino Bianco della Barilla. Ma l'ipotesi della vendita della Centrale è condizionato oltre che dalla decisione di Bondi anche da un altro fattore. La società Ariete Fattoria Latte Sano sostiene che la vendita non è possibile. Al momento della privatizzazione della Centrale di Roma si stabilì,secondo la Ariete Latte Sano, una clausola di lock up, ovvero il divieto di cedere a terzi le azioni della Centrale per un periodo non inferiore a cinque anni dall'aggiudicazione. Inoltre vennero imposti «vincoli per indurre il privato a investire nel lungo periodo nel risanamento dell'azienda». Queste due condizioni, dice Latte Sano, sono state disattese. La Centrale quindi «non è nella disponibilità della Parmalat». Latte Sano ha quindi diffidato la Parmalat e Bondi da «adottare atti che fossero pregiudizievoli delle proprie aspettative». Nell'atto di diffida Latte Sano ricostruisce l'iter della dismissione del 75% della Centrale cui partecipò e per cui chiede il risarcimento dei danni subiti. La gara fu vinta da Cirio «con un'offerta non corretta» dice la società.

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