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Verifica, apertura di Forza Italia ad An

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Disponibilità a cedere qualche delega, a Fini non basta. Riprendono le cene di Arcore col Senatùr

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I manifesti, gli spot, gli slogan. Anche i suoi più stretti collaboratori sanno che ci sono due parole che il Cavaliere non vuole nemmeno sentire: verifica e rimpasto. Ma in generale, Berlusconi non vuole nemmeno parlare delle «cose romane». E ha delegato tutte le trattative «al partito», al coordinatore di Forza Italia e al suo vice, rispettivamente Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto. La coppia di vertice degli azzurri ha incontrato nell'ultima settimana tutti gli alleati e alla fine ha tirato le somme e ha spiegato al Cavaliere che soprattutto An chiede di rimettere in discussione deleghe e ministeri. Anche se Fini a tu per tu con Berlusconi non ha chiesto un dicastero preciso, lasciando al premier il compito di scegliere. Il Cavaliere ha risposto nisba, ha ripetuto ancora una volta che per lui tutti i ministri hanno ben lavorato e nessuno si tocca. Punto. E qui la trattativa s'è arenata. Fini sta ora cercando un modo per uscire da questo stallo. Con il suo assenso, il ministro Alemanno ha fatto sapere che An è pronta all'appoggio esterno. Una soluzione alla quale non crede neppure il vicepremier («Il governo cadrebbe dopo quindici giorni», aveva detto a Storace nel luglio scorso, e non ha cambiato idea) ma che serve a muove le acque. E le acque si sono mosse, Gianni Letta ha chiamato il leader di An soprattutto per cercare di capire le sue reali intenzioni. Le novità tuttavia sembrano arrivare da Arcore, dove Berlusconi ieri ha ricevuto di nuovo a cena Umberto Bossi. E dove ieri ha parlato a lungo con Bondi (che non è mai uscito da villa san Martino), il quale lo avrebbe convinto che esiste una possibilità per risolvere la «questione An». E che soprattutto bisogna farlo onde evitare un terribile deterioramento nei rapporti. Il Cavaliere è stato a sentire e ha chiesto di fare una proposta concreta. La soluzione alla quale sta lavorando il coordinatore di Forza Italia si concentra su più ipotesi. Si lavora, per dare maggiore potere a Fini, sullo scorporo di alcune deleghe (incentivi alle imprese) del ministero delle Attività produttive alla cui guida c'è Antonio Marzano. Il quale non è affatto convinto a cedere qualcosa del suo dicastero, e questo non è uno scoglio di poco conto. Nel mirino poi ci sono sempre gli stessi, già al centro del dibattito in questi giorni. C'è il dicastero della Salute di Girolamo Sirchia (che potrebbe salvare la poltrona, ma potrebbe cedere i poteri sui controlli alimentari alle Politiche Agricole di Gianni Alemanno). C'è anche l'Innovazione Tecnologica guidata da Luigi Stanca, il quale potrebbe tornare al privato e lasciare i poteri governativi alle Comunicazioni di Maurizio Gasparri. Tutte ipotesi. Berlusconi comunque rivedrà i suoi mercoledì, forse per un vertice con tutta la Cdl. Sarà molto probabilmente ancora interlocutorio, mentre oggi si incontreranno An, Fi e Udc ufficialmente per un summit sulle elezioni amministrative: si parlerà anche di verifica e lista unica per le Europee. Lui, Berlusconi, sembra sempre più convinto ad ascoltare i consigli di Fedele Confalonieri. Che dice (a Ferrara e Palombelli su «La7»): «Silvio con Forza Italia è stato l'artefice di un'impresa napoleonica, ma ora non deve farsi castrare, deve essere se stesso, senza fare il democristiano né il politico». Dopo aver sottolineato che in 10 anni di vita di Forza Italia «checchè ne dica la stampa italiana e straniera, sono state fatte molte cose», il presidente di Mediaset aggiunge: «Prendiamo cosa è successo l'11 settembre di due anni fa: non possiamo lamentarci del governo. E poi non si era mai visto un governante italiano avere rapporti con i grandi del mondo, da Bush a Putin, come ce li ha Berlusconi». Per Confalonieri, Berlusconi «ha messo insieme quattro ragazzi di Publitalia e quattro intellettuali e in tre mesi ha vinto le elezioni, un'impresa napoleonica. La famiglia Agnelli ha portato un senatore dopo quattro generazioni...». F. D. O.

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