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«Il rimpasto? Ingiustificato, non ha senso»

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Marzano: «Cirio, raddoppiate le forniture; adesso si vende. Poi tocca a Parmalat, arriva la ripresa»

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E al tempo stesso abbiamo lavorato in vista di tempi migliori per rafforzare la struttura della nostra economia, in modo che quando la congiuntura quest'anno migliorerà ci possa essere un aggancio. Anzi, abbiamo lavorato in modo che la ricaduta sia la più significativa possibile per il nostro sistema». È soddisfatto il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano. Soddisfatto del lavoro svolto e guarda con ottimismo alla ripresa in arrivo. Ministro, che cosa intende per congiuntura difficile? «Significa che abbiamo dovuto affrontare tra l'altro situazioni aziendali complicate». Complicate? Forse è entrato in crisi l'intero sistema nazionale? «Non esageriamo. Abbiamo visto dei casi. Non dimentichiamo che il nostro tessuto produttivo è fatto di cinque milioni e seicentomila imprese». Ma sono entrate in crisi alcune delle aziende simbolo, non le sembra? «Allora, procediamo con ordine. Mi sono dovuto occupare del caso Fiat, e sono molto contento di come sono andate poi le cose. C'era molto pessimismo, oggi l'azienda, in base all'accordo di programma che facemmo, si trova in tutt'altra condizione. Le basi per siglare quell'intesa erano che l'azionista si doveva impegnare con il capitale, e cioè cedendo delle attività non fondamentali. E si doveva impegnare per fare nuovi modelli, visto che il problema era che la concorrenza li faceva e qui ancora non si vedevano. Ecco, oggi possiamo dire che Fiat è sul binario giusto». Poi è stata la volta di Cirio? «Esatto, mi sono poi dovuto occupare di Cirio e con soddisfazione oggi posso affermare che l'attività non solo continua, ma che addirittura siamo passati da una situazione in cui i fornitori erano restii a proseguire il loro impegni alla previsione secondo la quale le forniture quest'anno quasi raddoppieranno. Posso dare dati aggiornatissimi visto che pochi minuti fa ho incontrato i tre commissari». Ma i problemi di Cirio erano legati anche ad una situazione estera. «Anche le aziende estere sono ora in bonis». E ora? Che cosa succederà? Quali saranno le prossime mosse «Si divide per aree, fondamentalmente il rosso del pomodoro e il resto, ovvero i frutti tropicali, succhi e altro. E si vendono separatamente. Non ci sono spezzatini, due attività che non sono sinergiche e che non ha senso di tenere unite». Quando? «Nelle prossime settimane». Come avverrà la vendita? «Con i bandi e con il massimo della pubblicità e della trasparenza che saranno fatti dai commissari. Ovviamente siamo costantemente in contatto, è uno di quei casi che non mi fa dormire la notte». Resterà italiana? «Posso dire che Cirio suscita molto interesse da parte delle aziende italiane». Quali? «Non faccio nomi. Aggiungo che anche Del Monte suscita un grande interesse da parte delle aziende americane. Insomma, anche questo caso si avvia ad una soluzione positiva». Ne restano altri? «Certo, non li cito tutti. Ne abbiamo avuti tantissimi. Postalmarket, Giacomelli... ne abbiamo contati quaranta. Quaranta casi di crisi, tre eclatanti. Che ci hanno rovinato i due Natali e le scorse vacanze estive. Ho deciso che il mio prossimo decreto sarà l'abolizione delle ferie: s'è c'è una correlazione, abrogando le vacanze forse evitiamo anche le crisi!». Che cosa le hanno "insegnato" le crisi? «Be', sono tutti casi che mi hanno fatto molto riflettere.Tanto che è nata questa nuova legge che usano chiamare "legge Marzano". Che ha una specificità molto importante: tempi rapidissimi e soprattutto certi per le affrontare le crisi». In molti però continuano a chiamarla "legge Prodi ter". Che cosa ne pensa? «Con tutto il rispetto, la legge Prodi andava nella direzione della liquidazione dell'azienda. La nostra legge punta alla ristrutturazione delle imprese: mi sembrano due impostazioni e logiche opposte». Oltre a quelli elencati, c'è poi il caso Parmalat. Si seguirà la stessa linea di Cirio o ci sarà una politica di

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