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Pensioni: dialogo e riforma più condivisa

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Il vicepremier ha confermato la lealtà di governo sul tema, ma ha chiesto a Berlusconi che fine faranno i soldi risparmiati. Quindi, ha aggiunto che il dialogo con i sindacati non va interrotto. Prudenti le reazioni dei sindacati, che aspettano l'incontro col governo di domani per avere lumi, mentre Maroni si è affrettato a dichiarare che il confronto coi sindacati si è concluso ma resta aperto il «dialogo sociale». L'argomento è affrontato da Fini partire dalla conferma dell'impegno alla riforma del welfare che deve servire per il sostegno degli esclusi, e quindi da una pregiudiziale domanda politica: «I risparmi che la riforma delle pensioni determinerà sulla spesa previdenziale resterà nel circuito del welfare o - chiede - servirà per fare cassa? Per An risposta è facile, ma attendiamo una risposta precisa al riguardo dal presidente del Consiglio Berlusconi». Riguardo alla riforma negarne l'urgenza è «irresponsabile» e l'intervento non è «più rinviabile». «Occorre - aggiunge - un intervento di breve periodo che corregga la anomala situazione delle cosiddette pensioni di anzianità. Bisogna mantenere i patti con i lavoratori in procinto di andare in pensione, ma incentivarli a prolungare volontariamente la permanenza al lavoro per uno, due, tre anni». Un regime da mutare non all'improvviso, rileva. Quanto al secondo pilastro del nuovo sistema, se i tfr andranno nei fondi pensione è evidente la necessità di una vigilanza stringente e seria sul settore. Quindi, l'apertura ai sindacati. Secondo Fini, la loro reazione alla riforma è dettata più da ragioni di principio che oggettive: «Fare sciopero contro una riforma che si farà fra 4 anni - afferma - è un'anomalia». È quindi necessario «depotenziare il conflitto e garantire al dialogo di proseguire» per giungere a «una riforma efficace, meno conflittuale e più condivisa». I leader di Cgil, Cisl e Uil reagiscono con prudenza. Epifani nota che finora non ci sono stati spazi per un'autentica trattativa e quindi «lunedì tocca al governo dire definitivamente se intende muoversi dalle suo posizioni o meno, e se quindi alla parola dialogo corrisponde anche l'accantonamento della delega e la volontà esplicita di ascoltare quello che il sindacato ha detto ed ha da dire». Pezzotta dà massima «attenzione» alle aperture di Fini ma «tutto dipende da cosa ci dirà il governo lunedì e a questo punto «occorre che arrivino proposte nuove». Identica la posizione di Angeletti. Maroni dal canto suo fa sapere che con l'incontro di giovedì con Cgil, Cisl e Uil si «è concluso il confronto» sulla riforma del sistema previdenziale ma «non il dialogo sociale» e sostiene che le parole di Fini «non significano che si è chiuso il confronto e si apre la trattativa». D. T.

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