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Prossimo appuntamento con Passera di Banca Intesa che è esposta per oltre 360 milioni di euro. I crediti potrebbero essere convertiti in azioni

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Il manager aretino, secondo quanto riferiscono fonti vicine alla società, è passato dalla sede milanese della Parmalat Finanziaria, in piazza Erculea, nel pieno centro di Milano, solo stamattina, per prendere delle carte. Dopodichè, giurano, non lo hanno più visto. Pare proprio che Bondi non abbia incontrato altri banchieri, se non i suoi advisor. Sul fronte delle banche creditrici, il San Paolo Imi è l'unico ad esporsi, per negare recisamente abboccamenti tra Bondi e propri dipendenti («Non ci risulta», dicono da Torino). Non si sarebbero neppure tenuti incontri nè con Capitalia, nè con Unicredito, nè con il Monte dei Paschi di Siena. Pare invece che Bondi avesse un appuntamento con gli uomini di Banca Intesa, in particolare con Gaetano Miccichè, che per la banca di piazza Paolo Ferrari si occupa dei grandi clienti (è il responsabile Large corporate). Fino a tarda ora, però, pare che l'incontro non si sia concretizzato. Si farà probabilmente nei prossimi giorni. È probabile che gli altri appuntamenti di Bondi siano saltati anche per il protrarsi dell'incontro con gli advisor. Bondi infatti ha passato buona parte del pomeriggio nella sede di Mediobanca, accompagnato dal suo braccio destro, l'avvocato Umberto Tracanella, per un vertice durato oltre cinque ore. «Stiamo lavorando rapidamente e bene», si è limitato a dire il manager toscano lasciando piazzetta Cuccia, dopo le otto di sera. La banca d'affari, come è noto, ricopre il ruolo di advisor, al pari della Lazard, presente alla riunione nella persona di Gerardo Braggiotti. Massimo, ovviamente, il riserbo. Braggiotti ha addirittura dichiarato ai cronisti che l'incontro, durato cinque ore, è stato solo un'occasione per scambiarsi gli auguri. La riunione, al di là dei convenevoli, dovrebbe essere servita a mettere a punto la strategia da seguire anche nei confronti delle banche, nella loro doppia veste di creditori e di potenziali erogatori di finanziamenti. Intesa, per esempio, ha sempre fatto capire di apprezzare molto l'avvento di Bondi al vertice della disastrata multinazionale di Collecchio. Lo stesso amministratore delegato, Corrado Passera, ha a suo tempo affermato che la banca farà la sua parte, in presenza di un piano credibile. Intesa, del resto, sarebbe esposta per circa 360 mln di euro, e ha interesse a recuperare i suoi quattrini. Cosa che sarebbe quantomeno problematica se le casse della Parmalat rimanessero vuote: servono danari per portare avanti l'attività, visto che sul versante industriale pare che la Parmalat sia più che sana. - L'ipotesi è che Bondi intenda chiedere una prima tranche di finanziamenti, intorno ai 50 mln di euro, per garantire l'operatività dell'azienda. Si tratterebbe, ovviamente, di una prima boccata d'ossigeno, necessaria ad andare avanti, in attesa del piano, che Bondi ha promesso di varare entro la fine di questo mese. Diverso il discorso per l'eventuale conversione dei crediti in azioni, ipotesi che circola e che costituirebbe una via d'uscita possibile, anche se con qualche precedente infelice nella storia economica italiana. Pare che i tempi siano prematuri per affrontare questo tema, che comunque potrebbe far parte del piano cui Bondi sta lavorando.

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