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Un «conclave» dei ministri aprirà la verifica

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Pronta la due giorni del governo per avviare la fase due. Fini vuole per sé il neoministero dello Sviluppo

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Ma sulla ripresa gravano diverse incognite: dalla lista unica del centro-destra alla legge Gasparri, dalla par condicio a una riflessione sulla politica economica, per la quale An e Udc chiedono una maggiore collegialità. Fino alle riforme: quella della giustizia, già all'esame del Senato, e il federalismo su cui Bossi insiste, mettendo in dubbio la stessa tenuta del governo in caso di modifiche o insuccesso. L'occasione per mettere a punto l'agenda di fine legislatura sarà un «conclave» di 2-3 giorni con i ministri, previsto in un primo momento ai primi di gennaio, e slittato a fine mese. Il summit verrà preceduto da un vertice delle forze politiche, probabilmente il giorno 7, anche se non ci sono conferme al riguardo. Ma non è escluso che serviranno più riunioni di maggioranza per raggiungere l'obiettivo di rilanciare l'azione di governo, mettendo la parola fine ai conflitti interni. L'appuntamento potrebbe essere per il 21 e comunque dovrà concludersi entro il 26, quando alla Camera inizierà la discussione della legge Gasparri. Ancora non sono state diramate le «convocazioni» per i leader del Polo e non è stata scelta la sede dell'incontro di gennaio, che dovrebbe svolgersi a Roma. Le ipotesi in campo sono diverse. Si parte dal semplice inserimento di nuovi nomi nella squadra di palazzo Chigi e «promozioni», magari al posto degli attuali ministri tecnici, fino ad uno scorporo delle deleghe del superministero dell'Economia con un ridimensionamento dei poteri di Giulio Tremonti. Quest'ultima possibilità è politicamente più tortuosa, perché dichiaratamente «indigesta» dalla Lega oltre che tecnicamente difficilmente praticabile. In questo scenario, le indiscrezioni parlano di un possibile «spezzatino» che coinvolgerebbe il dicastero delle Attività produttive. Potrebbe essere irrobustito il ministero delle Politiche Agricole con nuove competenze provenienti da Salute e da Attività Produttive, divenendo ministero per l'Alimentazione: una bella promozione per Gianni Alemanno. Oppure Adolfo Urso potrebbe diventare ministro al Commercio con l'estero. Secondo il totonomine di questi mesi, sono tre i papabili di An per le cariche di sottosegretari: Riccardo Migliori, Alessio Butti e Salvatore Tatarella. Discorso a parte riguarda il futuro di Gianfranco Fini. Una delega potrebbe essere pronta per il vicepremier. Al quale potrebbe in ogni caso essere affidata una super delega per le Partecipazioni statali o un nuoivo dicastero che si potrebbe chiamare «dello Sviluppo» e sarà di programmazione. Senza che questo, però, abbia spento le voci mai confermate che continuano a parlare di Esteri o Difesa per il leader di An. Salda è poi la posizione di Letizia Moratti, considerata intoccabile dal premier. Un altro nel mirino potrebbe essere Luigi Mazzella, responsabile della Funzione pubblica. O conserva l'incarico, cedendo qualche competenza, oppure lascia il posto per prendere quello di Francesco Garri, presidente dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici. In questo caso verrebbe «promosso» Learco Saporito di An, ora sottosegretario al dicastero di Corso Vittorio Emanuele. Nel ridimensionamento dei poteri di Tremonti rientrerebbe, invece, Sergio D'Antoni, vicesegretario dell'Udc, che potrebbe guidare un «ministero del Sud» nato dallo scorporo della delega per il Mezzogiorno dal dicastero di via XX settembre.

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