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«Giulio mi disse: Parmalat? Due cose non vanno»

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Poi possiamo discutere del resto». Gianluigi Magri (Udc), sottosegretario all'Economia, è l'uomo che sta esattamente in mezzo a Tremonti e Casini. Il suo compito è mediare «ma - avverte - non bisogna mai dimenticare che c'è un milione di risparmiatori italiani che dai bond argentini in poi passando per Parmalat e Cirio s'è scottato le mani». Senatore, lei è favorevole alla proposta di superauthority avanzata da Tremonti? «Sì, anche se farei qualche modifica». Quale? «Penso che il sistema dei controlli non funziona, questo è chiaro. È necessario intervenire e la proposta del ministro è condivisibile. Ma credo che allo stesso tempo non c'è nessuna necessità di umiliare la Banca d'Italia». Lei è d'accordo anche con il ministro quando afferma che sul caso Parmalat ci furono segnalazioni a Bankitalia? «Tremonti fa riferimento a un Cicr al quale non ho partecipato». Ma un'idea se la sarà fatta... «Giulio mi disse che Parmalat aveva due problemi. Il primo: aveva una eccessiva liquidità in relazione all'emissione dei bond; il secondo: aveva una management troppo ristretto, troppe poche persone». E allora? «Be', mi sembra molto chiaro. C'era qualcosa che non andava. E, conoscendolo, credo che non tenne queste considerazioni per sè». Quindi qualcosa non ha funzionato a Bankitalia? Va ridotta la sua vigilanza? «Non ho detto questo, penso però che dovrebbe aprire di più la centrale rischi. Alcuni cambiamenti vanno fatti anche nel sistema creditizio. C'è qualche contiguità di troppo». Anche per la Consob, fino a luglio non ha fatto alcun intervento. Dopo, ben 42 segnalazioni: come è possibile? «Fino a luglio c'era un altro presidente. Oggi penso che si possa dire con una certa evidenza che nell'era dell'Ulivo i controlli sono stati molto blandi, in particolare nei confronti di alcuni gruppi industriali». F. D. O.

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