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Pensioni, Maroni concede un mese

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È questo l'esito, tutt'altro che scontato, del lungo vertice di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi, dove è stato stabilito che da oggi al 10 gennaio si riaprirà un confronto sul testo della delega previdenziale, all'esame del Senato. Un risultato che già nel pomeriggio aveva prefigurato lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lasciando uno spiraglio aperto a possibili modifiche al testo presentato dal governo. Le difficoltà comunque non mancano e la riapertura del dialogo non prefigura necessariamente il raggiungimento di un traguardo condiviso, come ha tenuto a precisare il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. «Il confronto continua, non vogliamo sottrarci» ha sottolineato uscendo dall'incontro, «anche se le posizioni restano lontane. È un confronto, non una trattativa, un confronto che si svolge con alla base opinioni che restano diverse». Nelle conferenza stampa al termine del vertice con i sindacati Epifani ha detto che il confronto può finire in tanti modi, anche con lo sciopero generale. «Io - ha affermato il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta - non escludo nulla alla fine del confronto, ora però devo fare il confronto». Secondo il numero uno della Uil, fare previsioni ora mi sembra «alquanto prematura. Quando si concluderà il confronto lo valuteremo». Soddisfa Epifani il fatto che il governo in presenza di questo supplemento di dialogo abbia accettato di congelare fino a gennaio l'iter parlamentare della delega. Una «moratoria» apprezzata anche dal leader della Uil, Luigi Angeletti, che giudica con favre «la disponibilità del governo al dialogo». Di tregua armata ha invece parlato il leader della Cisl, Savino Pezzotta. «È solo un armistizio» ha spiegato, precisando comunque che le tre ore di discussione sono servite solo a concordare l'impianto del confronto «senza entrare nel merito dei problemi». «Abbiamo lanciato una serie di proposte - ha detto Pezzotta -. Rimane fermo l'iter parlamentare, nel senso che non si vota fino al 10 gennaio e fino a quella data è chiaro che non parte nemmeno la lettera agli italiani del presidente del Consiglio. Non verrà inviata prima del 10 gennaio». A tirare le conclusioni è stato comunque il ministro del Welfare, Roberto Maroni. «Abbiamo concluso l'incontro con impegno ad aprire un confronto serrato da qui al 10 di gennaio sulla proposta che il Governo ha fatto e sulle eventuali proposte del sindacato che noi abbiamo chiesto e che si sono impegnati a formulare, a studiarè» ha spiegato il ministro, aggiungendo che già da oggi si potrebbe approfondire il confronto. «Ci siamo dati un orizzonte temporale che ci consenta di portare a conclusione la delega entro gennaio». La riapertura del dialogo imporrà uno stop anche ai lavori parlamentari come chiarito dallo stesso Maroni. «Oggi si chiuderanno termini per la presentazione degli enmendamenti, ma non si procederà alla votazione fino al 10 gennaio». Soddisfatto anche il vice premier Fini, secondo cui è importante che «non si sia definitivamente interrotto il sottile filo di dialogo». Anche se ha precisato «il governo è disponibile al confronto, ma non al ritiro della delega».

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