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La procreazione rischia di uccidere l'Ulivo

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Via libera alla fecondazione assistita, no all'eterologa. Oggi il voto del Senato e si riapre il fronte dell'aborto

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Volano insulti tra Ds e Margherita mentre il provvedimento viaggia verso l'approvazione. Il Senato ha licenziato i 18 articoli del testo, bocciando tutti gli emendamenti presentati dai laici, a cominciare dalla fecondazione eterologa. Unica modifica, la copertura finanziaria contemplata dall'articolo 2 del provvedimento, che dovrà ritornare alla Camera. Oggi a Palazzo Madama ci sarà il voto finale. Così, anche stavolta, l'ultima battaglia cattolica è stata vinta dal «fronte largo» - quasi tutta la Casa delle libertà con i petali della Margherita - che ha fatto muro contro sinistra estrema e Ds. A scrutinio segreto, l'affondo più atteso dai laici è andato a vuoto: con 168 voti a favore, 85 contrari e 4 astenuti l'assemblea ha respinto gli emendamenti all'articolo 4 volti a introdurre la possibilità di fecondazione eterologa, ovvero con seme di persona estranea alla coppia e ha di fatto confermato il testo arrivato dalla Camera. Il «no» all'eterologa, uno dei punti cardine della legge, significa in pratica che per mettere al mondo un bambino la coppia non potrà più ricorrere al seme o all'ovocita di un donatore. E il divieto non è di poco conto, visto che almeno il 20% delle coppie con problemi di fertilità ricorre all'eterologa. Dopo il voto sull'eterologa è stato bocciato anche il pacchetto di emendamenti proposto dai laici, in testa il repubblicano Antonio Del Pennino, che consentivano l'accesso alle tecniche di fecondazione assistita anche alle coppie non sterili ma portatrici di malattie geneticamente trasmissibili. Varato anche l'articolo 5 - 165 sì, 72 no e 2 astenuti - con il quale possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate e conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi. Quindi, sono esclusi coppie gay, single, vedove e mamme-nonne. «È una legge a tratti semplicemente disumana», attacca il presidente dei senatori dei Ds Gavino Angius. «Meglio le regole al nulla», replica il capogruppo di Forza Italia al Senato Renato Schifani. In campo il governo: il ministro della Salute Girolamo Sirchia ha parlato di una «legge giusta, che ha il merito di porre fine alla mancanza di regole, in questo momento la cosa più temibile». E Ronconi (Udc) afferma: «È evidente che il riconoscimento del principio che l'embrione è un essere umano obbligherà a una profonda revisione della legge sull'aborto». Ma le maggiori tensioni si sono registrate nell'opposizione. Se il presidente della Margherita Francesco Rutelli si era espresso a favore del testo, Fausto Bertinotti (Prc) dice che la legge «è una delle pagine più nere della storia». Un altro comunista, Oliviero Diliberto (Pdci), avverte che la legge non ancora approvata è già da cancellare e lancia un referendum. «Potrebbe essere utile» fa sapere Antonio Maccanico (anche lui della Margherita). Insulti contro il leader dei centristi dell'opposizione arrivano dalla Quercia. Giovanna Melandri (Ds): «È una legge che alimenterà il Far west, questi temi si discutono (nella coalizione, ndr) prima e non dopo». Ma le parole più pesanti sono quelle dell'Unità, giornale del Botteghino: «Non si votano leggi medievali, la Margherita spacca l'Ulivo: voterà assieme con il governo; rischiano di passare norme oscurantiste, contro le donne e contro la scienza». E Gloria Buffo (sempre Ds) afferma: «Trasecolo a sentire le parole di Rutelli». Il quale difende la propria scelta: «Nessuno può parlare a nome dell'Ulivo sul tema della fecondazione. Sono rimasto colpito dall'intolleranza di certi attacchi che mi sono stati rivolti». F. D. O.

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