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Rumi: «Troppa politica in Rai, me ne vado»

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Su Raiot:«Non voglio pagare per ciò che dice Sabina». Anche la presidente lascerà dopo il varo della Gasparri

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Il consiglio di amministrazione della Rai, orfano ieri di Marcello Veneziani (costretto a casa da un'otite acuta) ha discusso a lungo su Raiot nel preconsiglio, ma ha aggiornato a oggi pomeriggio, dopo l'audizione in Vigilanza. Nel CdA di ieri (sono stati approvati vari contratti e si è parlato del piano editoriale) l'Annunziata ha fatto un estremo tentativo di mediazione a favore delle registrazioni delle puntate di Raiot una per volta e non in un pacchetto di cinque come scritto nella delibera. Ma la mediazione non è andata a buon fine. I consiglieri Petroni e Alberoni temono fortemente le ripercussioni legali delle esternazioni in libertà della Guzzanti e non vogliono cambiare idea sulla «visione globale». Più vicino all'Annunziata è Veneziani, che forse sarà presente oggi. Più intransigente (la battuta sul crocefisso non l'ha digerita) anche il consigliere Giorgio Rumi che ieri mattina a viale Mazzini si è lasciato andare ad un lungo sfogo «da dimissionario...»: «La satira è una cosa e la politica è un'altra. Quando si fa informazione politica ci vuole il contraddittorio... - sottolinea Rumi accorato - Capisco sia difficile in casi come quelli di Raiot, ma non voglio lasciare 100 miliardi di querele all'azienda. La Guzzanti è bella e intelligente, però non può pensare di fare la satira come le pare e poi paga sempre "mamma". La libertà è sacra, anche quella degli altri. Ora c'è Mediaset, poi la Procter-gamble e un pizzico di Mediobanca...». Per Rumi il problema è soprattutto legale, quindi bisogna tutelare l'azienda. Poi rincara la dose: «La diffida della Guzzanti ci è caduta sulla testa ancor prima di quella Mediaset». Raiot a parte, ribadisce di volersi dimettere dopo la firma della Gasparri da parte del Capo dello Stato (come la presidente) e traccia un bilancio di questi mesi: «Ho trovato ottime professionalità interne, sia chiaro. Ma ci sono troppe pressioni politiche, troppe smanie lottizzatrici. Io rimetterò subito il mandato ai presidenti di Camera e Senato. Non vorrei passare per un Don Chisciotte, visto che il 28 febbraio questo consiglio scade. Ma mi sento già un consigliere scadente, anzi scaduto». Poi confessa amaro: «Appena nominato, mi avevano già comunicato che la mia presenza era superflua, se non nociva. E pensare che adoro vedere la televisione, anzi è il mio sport preferito!». Insomma, per Rumi «alla Rai i partiti dovrebbero fare un passo indietro» e se i presidenti delle Camere le chiedessero di rimanere con l'Annunziata? «Non siamo fidanzati». Della legge appena approvata, critica «solo il criterio di nomina del CdA Rai, tutto il resto va bene». Per l'opposizione le parole di Rumi mettono una lapide su Raiot, ma in suo soccorso oggi i girotondi dimostreranno davanti a Palazzo San Macuto. Giu.Cer.

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