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«Fini, porte spalancate per Palazzo Chigi»

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Inizia la visita del vicepremier a Gerusalemme. Oggi sarà al museo dell'Olocausto, poi gli incontri

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«L'itinerario in apparenza di routine non rivela il significato storico della visita», scrive Haaretz, ricordando che è «la prima volta che un leader di un partito post fascista, associato con Benito Mussolini, verrà ricevuto in Israele con cerimonie ufficiali». Va anche ricordato che il giornale israeliano ha sempre definito An «il partito post fascista» e ha sempre chiamato i suoi esponenti «post fascisti». Tuttavia, secondo il quotidiano, che cita fonti del ministero degli Esteri israeliano, sono state tre le ragioni alla base dell'invito a colui che viene considerato come «uno dei politici italiani più brillanti e sofisticati»: «Le sue posizioni filoisraeliane e la sua ferma opposizione all'antisemitismo, il fatto che gli Stati Uniti e altri Paesi l'abbiano riconosciuto, e la posizione della comunità ebraica italiana, che ha gradualmente superato i sospetti e l'ostilità nei suoi confronti». Dopo aver ricordato che Israele «ha seguito il percorso di Fini con scetticismo per otto anni prima di invitarlo», Haaretz ricorda il curriculum politico del leader di An, iniziato come militante di «un gruppo giovanile razzista» e proseguito con le affermazioni, poi ritrattate, secondo cui Mussolini è stato il più grande statista del 20mo secolo. Ma il 27 gennaio del 1995 Fini fece approvare una serie di risoluzioni per «tagliare i legami» del partito con le sue «radici fasciste e per ricostruirlo su un modello di un partito moderato conservatore europeo». «Ancora per molto tempo - scrive Haaretz - Israele si è rifiutato di rispondere al suo corteggiamento», ma Fini, «imperterrito, ha continuato i suoi sforzi». L'articolo del quotidiano si conclude ricordando l'espulsione dalle fila di An del deputato Antonio Serena, che nei giorni scorsi ha distribuito un video a sostegno dell'ex capitano delle Ss Erich Priebke: «Fini è determinato a non lasciare che nessun membro del suo partito rovini all'ultimo minuto i risultati dei suoi prolungati sforzi». Il coordinatore della Lega chiede di smentire: «Non so se quanto riportato sul quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale la visita di Fini sarebbe finalizzata ad aprirgli la strada per la sua corsa a primo ministro alle prossime elezioni, nasca da informazioni provenienti dall'Italia o da Israele, ma credo che Fini farebbe bene a smentire subito la cosa». «La Cdl - conclude Calderoli - ha un suo leader e si chiama Silvio Berlusconi e, se si faranno le riforme, sarà ancora lui nel 2006 il nostro candidato primo ministro». Fini tuttavia è arrivato in serata a Gerusalemme. Il via della visita verrà dato ufficialmente stamattina con una tappa di buon'ora allo Yad Vashem («un monumento e un nome» letteralmente), il museo della memoria delle vittime dell'Olocausto. Fini renderà il suo omaggio ad uno dei luoghi più significativi di Gerusalemme dove, tra l'altro, brucia una fiamma eterna in ricordo dei sei milioni di ebrei vittime dello sterminio nazista. Lo Yad Vashem custodisce circa 50 milioni di documenti sull'Olocausto mentre nella «Hall of names» sono registrati i nomi di tre milioni di vittime con l'elenco delle comunità ebraiche d'europa distrutte.

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