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Parentele giudici-avvocati, trasferimenti più facili

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Il Csm si appresta infatti a varare norme più severe di quelle che attualmente disciplinano la materia, introducendo nuovi casi di incompatibilità. E a introdurre controlli più stringenti, anche attraverso un censimento. Il tutto in nome dell'esigenza di tutelare l'immagine di imparzialità della funzione giurisdizionale. Le nuove situazioni che potranno determinare l'allontanamento di un magistrato dalla sede in cui opera sono state messe nero su bianco in una circolare approvata ieri all'unanimità dalla Prima Commissione di Palazzo dei Marescialli. Si tratta in sostanza di un aggiornamento e di una puntualizzazione dei criteri per la valutazione dell'incompatibilità di sede. Un intervento necessario, spiegano al Csm, sia perché le leggi che regolano la materia risalgono a un'epoca in cui non vi era la presenza della donna in magistratura, sia in considerazione dei cambiamenti intervenuti nelle modalità di svolgimento dell'attività forense, sia alla luce dell'evoluzione della stessa concezione di imparzialità. Ecco le principali novità Parentela con avvocati. Le norme che già ora prevedono che i magistrati debbano lasciare il loro ufficio se nella stessa sede operano come avvocati parenti sino al secondo grado o affini sino al primo, si applicheranno anche al caso che l'avvocato sia il coniuge o il convivente del magistrato. E anche altri rapporti di parentela e affinità potranno portare a situazioni di incompatibilità in precise ipotesi, se si determineranno «intralci al buon funzionamento del servizio». In generale perché vi sia incompatibilità occorrerà che in concreto sussista «una lesione all'immagine di corretto e imparziale esercizio della funzione giurisdizionale da parte del magistrato». Se però il parente avvocato fa parte di una società, che opera negli stessi settori del magistrato, l'incompatibilità scatterà indipendentemente dalle materie trattate dal congiunto. Ad essere penalizzati dalle nuove norme saranno soprattutto i magistrati che operano nei tribunali di piccole dimensioni, organizzati in un'unica sezione che tratta sia gli affari penali, sia quelli civili: in presenza di un parente avvocato per loro scatterà l'obbligo di andare via, a meno che non si occupino solo di civile o solo di penale. Norme stringenti pure per i capi degli uffici giudicanti: dovranno in ogni caso trasferirsi se un parente o un affine esercita la professione forense presso l'ufficio da loro diretto, tranne, in precise ipotesi, se si tratta di un tribunale di grandi dimensioni. Parentela con magistrati. In questo caso la novità principale è che l'incompatibilità potrà scattare anche se i due magistrati parenti, o affini, o coniugi o conviventi operano in due uffici diversi della stessa sede giudiziaria, interessati da relazioni funzionali: è il caso per esempio di un pm che sia legato da vincoli affettivi o di parentela con un giudice. Controlli più stringenti. Si parte innanzitutto da un censimento, realizzato con un nuovo sistema informatico, che permetterà in ogni momento di verificare la posizione di ciascun magistrato, evitando che qualcuno, così come accade oggi possa sfuggire ai controlli. Al di là del censimento resta l'obbligo per ciascun magistrato e per i capi degli uffici di dare comunicazione al Csm delle situazioni che possono dar luogo a incompatibilità.

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