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Bruxelles: «Non è la posizione dei 15» Bonaiuti: «Prodi poteva parlare prima»

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Parlando della Cecenia e del caso Yukos, al termine del vertice tra Ue e Russia, giovedì a Roma, ha espresso posizioni in contrasto con quelle comunitarie. Lo dicono la Commissione Europea, il presidente del Parlamento Europeo Pat Cox, e infine i socialisti europei, attraverso il loro presidente baron Crespo. Critiche che scatenano subito la polemica tra Bruxelles e il governo di Roma, con repliche e controrepliche. Una vera bufera diplomatica che Putin, a Parigi dal presidente Jacques Chirac, cerca di schivare come può. Si era già notato, durante la conferenza stampa di giovedì a Roma, il differente giudizio sulla questione cecena e sul caso Yukos tra Berlusconi e Prodi. Ma ieri mattina, da Bruxelles, è partita una vera bordata contro la presidenza italiana. «La Commissione non condivide le opinioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nè sul caso Yukos nè sulla Cecenia», esordisce il portavoce dell'esecutivo, Reijo Kempinnen, esibendo un documento firmato da Quindici, Berlusconi compreso, appena tre mesi fa: «La posizione della Commissione e degli stati membri è chiara su questi temi e non è assolutamente la stessa che è stata espressa ieri dal presidente Berlusconi». Kempinnen conclude che a questo punto le dichiarazioni di Berlusconi vanno considerate solo «opinioni personali». Immediata da Roma la reazione del portavoce di Palazzo Chigi, Paolo Bonaiuti: «Se la Commissione o il presidente Prodi avevano qualcosa da dire potevano farlo liberamente sia nel corso dell'intera riunione con il presidente Putin, sia nella lunga e animata conferenza stampa successiva». Per Bonaiuti, invece, Prodi avrebbe espresso riserve solo successivamente, con i giornalisti, mentre la smentita di Kempinnen arriva addirittura 24 ore dopo. Secca la controreplica di palazzo Breydel, che ricorda le parole di Prodi in conferenza stampa: «Il problema in questione, messo all'ordine del giorno dalla presidenza italiana», dice la nuova nota della presidneza della Commissione, «è stato sollevato durante il vertice Ue-Russia sia dal presidente Romano Prodi che dal commissario per le Relazioni esterne Chris Patten, come confermato dal presidente della Commissione Ue con una dichiarazione nel corso della conferenza stampa di ieri». E il fatto che nel documento finale del vertice Ue-Russia non ci sia un paragrafo sui diritti umani in Cecenia non significa «che la questione non sia stata sollevata» da Prodi durante i colloqui con Putin. A questo punto la crisi tra le due principali istituzioni dell'Unione, entrambe presiedute in questo momento da italiani, è completa. E la bagarre si allarga al Parlamento Europeo che, secondo il suo presidente irlandese Pat Cox, constata «con forte disappunto e preoccupazione l'assenza di qualsiasi riferimento alla Cecenia e al protocollo di Kyoto nella dichiarazione congiunta diffusa al termine del vertice Ue-Russia», ricordando che l'assemblea di Strasburgo ha sempre sottolineato l'importanza di questi problemi nei rapporti con Mosca. Il capogruppo di Forza Italia Strasburgo, Antonio Tajani, protesta per la polemica «pretestuosa» contro il presidente di turno dell'Unione. Ma il leader dei socilista europei, Enrique Baron Crespo rincara la dose definendo«intollerabile» che «chi esercita la massima rappresentanza del'Ue si permetta di esprimere in pubblico opinioni personali che sono in aperto conflitto con posizioni concordate dai Quindici in materia di politica estera e di diritti umani». Da Parigi, il presidente russo Vladimir Putin tace: «Sarebbe tempo sprecato tornare su questi temi».

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