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Csm, 22 togati in lizza per guidare la Procura di Roma

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Entra nel vivo infatti al Csm la corsa per la nomina del nuovo capo della Procura di Roma. Intanto dopo l'intervento del Capo dello Stato che ha «bloccato» le lezioni anti-premier, è «completamente» soddisfatto Giuseppe Di Federico, consigliere laico di Fi al Csm, che afferma che già in precedenza aveva «denunciato le incrostazioni da eliminare, il settarismo, la superficialità e la mancanza di garanzia attinenti alla qualità dell'insegnamento di questi corsi del Csm. Questa - sottolinea - è solo una conferma». Rientrate così le dimissioni, Di Federico aggiunge che insieme ai colleghi laici del Polo riprenderà «con la pienezza delle funzioni le attività consiliari», osservando che per la formazione «bisogna selezionare con attenzione gli insegnanti, invitando persone che mostrino di aver studiato davvero le materie oggetto di insegnamento. Bisogna insomma -conclude- verificare le competenze». Diverso il «day after» del costituzionalista Alessandro Pizzorusso: «Un'altra volta che il Csm mi inviterà a parlare non ci andrò». L'ex membro laico del Csm e accademico dei Lincei afferma poi di non avere nessun rapporto con «nessun movimento politico» e di essere «molto amico di molti magistrati di Magistratura Democratica, ma anche di Unicost e dei cosiddetti Verdi». «Abbiamo un presidente del Consiglio che dice che la magistratura è un cancro che va eliminato. Ogni giorno ce n'è una», aggiunge poi Pizzorusso, precisando che, comunque, «quelle cose non le ho nemmeno dette, ci deve essere la registrazione audio». Intanto, proprio nel giorno in cui Salvatore Vecchione assume l'incarico di procuratore generale presso la Corte d'Appello capitolina, la commissione Incarichi Direttivi dell'organo di autogoverno della magistratura ha avviato infatti l'esame degli aspiranti alla sua successione per la guida dei pm romani: 22 in tutto. Ieri, il primo atto, con la relazione del togato Leonida Primicerio (Unicost), che della Commissione è anche il presidente. Ma il relatore non ha avanzato proposte su quella che potrebbe essere la scelta finale, rimessa in discussione dopo la decisione del procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna di ritirare la sua candidatura: veniva indicato come il favorito, essendo il candidato più anziano. Nelle prossime sedute, si dovrà ora decidere se ascoltare o meno i candidati più titolati. Così, prima della proposta da sottoporre poi al plenum potrebbero passare anche due o tre settimane. Tra i favoriti della vigilia, circolano ancora i nomi degli attuali numeri due della Procura capitolina, Ettore Torri (che, essendo il più anziano, regge l'ufficio capitolino) e Italo Ormanni; assieme a quelli del sostituto pg in Cassazione Nino Abbate e del capo dei gip romani Giovanni Ferrara, in passato anche alla guida dell'Ispettorato del ministero della Giustizia.

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