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Ciampi striglia il Csm e la crisi rientra

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«Non si ripetano episodi del genere», ammonisce il presidente. Resta lo scontro sulla giustizia

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La netta presa di posizione del capo dello Stato, anche nella sua veste di presidente del Consiglio superiore della magistratura, chiude così l'incidente che due giorni fa a scosso Palazzo dei Marescialli e spinto alle dimissioni due consiglieri laici del Polo e gli altri tre a disertare i lavori. La solidarietà del Colle, quel messaggio «super partes» è bastato ai dimissionari della IX Commissione (che si occupa della formazione dei magistrati) per far rientrare la protesta. «È un incidente di percorso grave ma isolato», hanno sottolineato, pronti a riprendere l'attività con la pienezza delle funzioni Giuseppe Di Federico e Nicola Buccico. Si ricompone insomma la più grossa lacerazione che questo Consiglio ha vissuto dal giorno del suo insediamento. Scongiurato il rischio di paralisi resta, sullo sfondo, lo scontro politico sulla giustizia e sulla riforma dell'ordinamento giudiziario che vede Palazzo dei Marescialli in prima linea e i magistrati riuniti in assemblea, proprio ieri, in tutte le città italiane. È un messaggio dai contenuti forti e ultimativi, letto dal vice presidente Virginio Rognoni all'apertura del plenum, quello in cui Carlo Azeglio Ciampi ha espresso «ferma deplorazione» per quanto accaduto. E cioè la relazione sulla giustizia in Italia firmata da Alessandro Pizzorusso, professore di Diritto Pubblico a Pisa ed ex componente del Csm (nominato dal Pci), in cui Silvio Berlusconi (mai nominato) viene descritto come un malfattore e i membri laici del centrodestra come «esponenti del partito azienda». Destinatari della dispensa gli uditori giudiziari, cioè i futuri giudici. Dal Colle è arrivata anche la «piena solidarietà» ai consiglieri laici della Casa delle libertà, «fatti oggetto di grave offesa». Non solo. Il capo dello Stato ha preso carta e penna e ha scritto personalmente al consigliere Giuseppe Di Federico, il rappresentante del gruppo dei laici del Polo che ha dato fuoco alle polveri. Al puntuale e atteso segnale del Quirinale Di Federico ha risposto in plenum impegnandosi a ritirare le proprie dimissioni. Poi un ringraziamento a Ciampi e a Rognoni «perchè si è adoperato per una soluzione indolore» e ai colleghi del Consiglio «per la solidarietà dimostrata». L'intero Csm ha infatti preso le distanze dal j'accuse contro Berlusconi di Pizzorusso, perchè «vulnera gravemente in primo luogo l'immagine del Consiglio nella sua interezza e si pone in contrasto con la tradizione di una formazione improntata ai valori di imparzialità, indipendenza e pluralismo ideale e come tale necessariamente avulsa da ogni tentazione di omologazione ideologica». Soddisfazione e gratitudine per «la tempestività, l'autorevolezza e lo spessore» del richiamo di Ciampi al Csm è stata subito espressa da Renato Schifani (Fi), che per primo si era schierato in difesa degli «offesi». Apprezzamento per l'iniziativa del capo dello Stato è stato manifestato anche a nome della Lega Nord, da Roberto Calderoli. Positivo anche il giudizio di Antonio Marotta (Udc): «è stato un messaggio chiaro e al di sopra delle parti». D.L.

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