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PENSIONI: MARONI NON DEMORDE

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«Non ci sarà alcuna verifica»

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Dubbi rafforzatisi dopo l'allarme generato dai dati della Ragioneria dello Stato, che gettano un'ombra sui risparmi attesi dalle misure del Governo. Così il ministro del Welfare, replicando in particolare al collega delle Politiche Agricole Alemanno, ribadisce che «non c'è bisogno nè di alcuna verifica di maggioranza» nè «di modifiche all'impianto della riforma». Stop di Maroni anche nei confronti della richiesta di una convocazione delle parti sociali. Ma Alemanno, pur smorzando le polemiche, insiste su un «confronto tecnico», e su questo, assicura, «Fini è d'accordo». Intanto i sindacati tornano a chiedere con forza al Governo il ritiro della riforma. Ma Maroni non arretra: il Governo ha già deciso, e se qualcuno ha proposte alternative le avanzi. Poi Maroni ridimensiona l'allarme della Ragioneria: «La relazione tecnica sull'emendamento è, come sempre, fatta in modo prudenziale, aggiungerei, saggiamente prudenziale». E se la Cgil afferma che i dati della Ragioneria «svelano definitivamente il bluff» del Governo, visto che gli incentivi non funzioneranno, Maroni insiste e si dice più che mai convinto del buon risultato che il superbonus previdenziale avrà, convincendo milioni di lavoratori a restare in attività. «Non ci sarà nessun vertice di maggioranza - ha detto - semplicemente perchè non ce ne è bisogno». Poi ha ribadito che «l'impianto della delega sulle pensioni resta questo e non c'è alcun motivo per modificarlo. Il Governo - ha aggiunto - ha già preso la sua decisione» e l'unica possibilità di modificare la riforma è che «si raggiunga un accordo con le parti sociali». I sindacati, dal canto loro, proseguono nel pressing. «Se il Governo vuole realmente un confronto col sindacato sulle pensioni ci deve convocare», ha detto il segretario confederale della Cisl, Pierpaolo Baretta, per il quale però «bisogna ripartire da zero, senza che sul tavolo ci siano soluzioni preconfezionate e che noi giudichiamo inadeguate».

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