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Retribuzioni: a settembre +2,7% all'anno In sei mesi l'aumento è arrivato al 2,1%

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Il dato è dell'Istat che spiega come l'aumento registrato nel periodo gennaio -settembre 2003 rispetto al corrispondente periodo del 2002, è del 2,1%. L'aumento tendenziale del 2,7% è per l'Istat «il più alto da giungo 2002» mentre quello congiunturale dello 0,2% «incorpora gli effetti economici» determinati dagli aumenti tabellari previsti da alcuni contratti vigenti e dall'entrata in vigore di due nuovi accordi, quello dei dipendenti delle scuole private e per quello delle imprese di smaltimento rifiuti. Cominciano inoltre ad esplicare i loro effetti anche i contratti siglati per i dipendenti delle attività ferroviarie e per quelli delle imprese esercenti servizi di telecomunicazioni. «Nell'interpretare l'aumento acquisito dalle retribuzioni contrattuali - precisa comunque l'Istat - si deve tener conto che al termine di settembre 2003 risultano in attesa di rinnovo 18 accordi collettivi nazionali, riguardanti 3,6 milioni di lavoratori dipendenti, che in termini di monte retributivo contrattuale rappresentano il 28,6% dei contratti osservati. Gli aumenti tendenziali delle retribuzioni contrattuali orarie superiori alla media si sono avuti nei settori: tessile, abbigliamento e lavorazione pelli, attività radiotelevisive (entrambe il 4%); lavorazioni minerali non metalliferi (3,6%); metalmeccanica e poste e telecomunicazioni (entrambi 3,3%); carta, editoria e grafica (3,2%); trasporti (3,1%) ed alimentari, bevande e tabacco e pubblica amministrazione (entrambe 3%). Incrementi decisamente inferiori alla media si sono registrati invece in agricoltura (1,9%), gomma e plastica (1,8%), commercio (1,3%) ed assicurazioni (0,2%). «Valutando prospetticamente la quota dei contratti in vigore nei prossimi sei mesi si assisterebbe, ove non intervenissero rinnovi, ad una situazione pressochè stazionaria fino a dicembre, ed a un repentino abbassamento del grado di copertura a partire da gennaio 2004», conclude l'Istat, sottolineando che alla fine di settembre 2003 risultano in vigore 58 contratti collettivi nazionali, che regolano il trattamento economico di 8,7 milioni di dipendenti, a cui corrisponde una quota del monte retributivo del 71,4%.

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