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Pensioni, il sindacato aspetta il passo del governo

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Pezzotta: «Tocca a loro, noi abbiamo già fatto le nostre proposte». Alemanno: «Disponibili a discutere»

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Archiviata la guerra delle cifre e le polemiche sulla protesta part-time o full-time, c'è ora attesa per l'annunciata presentazione al Parlamento dell'emendamento alla delega, che il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha posticipato a domani, giorno in cui si riuniscono anche le segreterie di Cgil, Cisl e Uil. Inducono alla speranza le dichiarazioni del segretario della Cisl, Savino Pezzotta, e dei ministri Giovanni Alemanno e Rocco Buttiglione che, per conto di An e dell'Udc, hanno condotto le trattative interne alla maggioranza nella stesura del testo di riforma. «È importante e bellissimo che ci giungano sollecitazioni per modificare la proposta avanzata dal governo, anche se ci sono possibilità emendative solo su certe basi» annuncia il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, riferendosi all'apertura del vice ministro dell'Economia, Mario Baldassarri, che ieri ha presentato la sua controproposta: «È possibile tener fermi i contributi a 35 anni e aumentare l'età pensionabile - è la sua ricetta -. Ci sono molte strade alternative, ma non si può ripartire da zero, un rinvio sarebbe pericoloso». La parola torna quindi a Pezzotta: «Dopo lo sciopero il governo ha il dovere di riprendere l'iniziativa sulle pensioni, che ora dipende da lui più che da noi. Ma c'è qualcosa di più che il governo dovrebbe ascoltare: il malessere che attraversa la società italiana e che passa dalla crisi economica e dall'aumento dei prezzi si sta coagulando attorno al sindacato». Il numero due della Uil, Musi, frena: «Per ora siamo solo alle dichiarazioni di un metodo di lavoro. Sui contenuti è tutto da capire». La posizione della Uil, spiega Musi, resta al momento quella «ribadita sulle piazze d'Italia: si riapre la discussione se si abbandona la strada che il risanamento del bilancio pubblico si fa solo intervenendo sulla previdenza». A tendere una mano è soprattutto la maggioranza. «Siamo disponibili alla discussione» annuncia il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno, evidenziando però che «ci sono alcune parti della maggioranza secondo le quali, per fare le riforme, occorre essere molto decisionisti». Sì al tavolo delle trattative anche per il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, che però sottolinea: «Il problema pensioni esiste, ce lo dicono il Fondo monetario internazionale, l'Ecofin e Romano Prodi. E sindacati tengano presente che le pensioni le devono avere anche i nostri figli». Per il responsabile delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, il governo e la maggioranza stanno affrontando il tema della riforma delle pensioni «con coraggio e determinazione, come sta avvenendo in tutta Europa». Da parte sua, il segretario dell'Udc, Marco Follini, auspica che dopo lo sciopero generale di venerdì «il sindacato non si attesti sulla trincea del no». «La riforma delle pensioni - aggiunge - è un punto fermo. Il dialogo con il sindacato è un altro punto fermo. Il nostro problema è come collegare questi due punti. È ovvio che si tratta di un problema molto difficile, ma è doveroso cercare una soluzione». Per il viceministro alle Infrastrutture, Mario Tassone, «una grande riforma di struttura come quella pensionistica non si può fare contro quelle che sono le rappresentanze degli interessi dei lavoratori». Per quanto riguarda l'opposizione, il segretario dei Ds, Piero Fassino, sostiene che dopo lo sciopero generale «il governo dovrebbe prendere atto» della protesta di cittadini, riaprendo il negoziato con i sindacati e ripartire dalla riforma Dini». Per il leader di Rifondazione, Fausto Bertinotti, il governo non può continuare a ignorare le rivendicazioni dei pensionati e dei lavoratori.

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