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di RINO FARNETI LAMPEDUSA — Una imbarcazione fatiscente con a bordo una trentina di ...

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Le vittime di questa nuova tragedia del mare potrebbero essere una decina. L'incertezza è connessa ai racconti diversi e contraddittori dei sopravvissuti. Diciannove i superstiti, tra cui una donna e una bambina, tratti in salvo da guardacoste della Marina militare e della Guardia Costiera e condotti a Lampedusa, nel Centro di prima accoglienza. Tre delle vittime erano bambine, stroncate dal freddo e dalla fatica durante la navigazione. I loro corpi sarebbero stati gettati in mare. I flutti hanno poi inghiottito anche tre adulti che in un disperato tentativo di salvezza, avevano cercato di raggiungere a nuoto un mercantile che attraversava la loro rotta, ma erano stati visti ben presto scomparire tra le onde. Un tentativo condiviso anche da una donna, egualmente annegata, il cui corpo è stato recuperato. L'unica certezza, dunque, è la nuova tragedia ma per tracciarne un bilancio definitivo bisognerà attendere un confronto tra versioni diverse che hanno un unico denominatore comune: la paura. Dopo l'arrivo in porto a Lampedusa i naufraghi sono stati rifocillati e trasferiti nel Centro di prima accoglienza dell'isola. Altri sei loro compagni sono ancora sulla nave Chimera della Marina Militare, dove è stato ricomposto anche il cadavere di una donna. I clandestini hanno versioni diverse sul numero degli immigrati che viaggiavano sulla carretta e sull'itinerario. Qualcuno ha parlato perfino di 35 persone. «Sei di loro - ha riferito un testimone - sono morti durante il viaggio. Tre erano bambini, siamo stati costretti a lanciarli in mare». Gli altri tre si sarebbero gettati da soli in acqua, nel tentativo di raggiungere un mercantile che incrociava lì vicino. Ma secondo i soccorritori all'appello mancherebbero in realtà non più di tre o quattro immigrati, definiti «dispersi». Le contreaddizioni riguardano anche la rotta: «Siamo partiti martedì scorso da un porto della Libia» ha detto uno di loro. Ma è stato subito smentito da un compagno: «Non è vero, abbiamo lasciato le coste della Tunisia ed era lunedì». Quest'ultima versione, per il comandante della Capitaneria di Porto di Lampedusa Michele Niosi, è la più verosimile. Secondo l' ufficiale, inoltre, il barcone potrebbe essere lo stesso che era stato avvistato martedì sera a 35 miglia a sud ovest di Lampedusa: «Probabilmente - spiega - è stato costretto a rientrare per il maltempo, prima di tentare nuovamente la traversata». L'unica certezza è che questo drappello di disperati era stipato fino all'inverosimile su un guscio in vetroresina lungo meno di sei metri, spinto da un piccolo motore fuori bordo contro le onde altissime di un mare forza 4-5.

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