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IL direttore generale milanese Flavio Cattaneo, stanco di vivere in un residence, sta cercando un appartamento a Roma.

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Via la mutanda DAL prossimo gennaio nessuno potrà più chiedere la «mutanda» di juta per avvolgere il proprio televisore al fine di evitare il pagamento del canone. Nella finanziaria, infatti, è stata inserita una norma che vieta il suggellamento dell'apparecchio Tv a chi si rifiuta di versare la tassa alla Rai. I cittadini potevano invece evadere il canone «legalmente» facendo richiesta scritta a viale Mazzini di suggellamento del proprio apparecchio tramite «mutanda». In realtà però tale operazione non è mai stata effettuata dalla Finanza per ragioni tecniche ed economiche. A Mosca a Mosca PARE che la grande amicizia fra Putin e Berlusconi cominci a dare i suoi frutti. Alla Rai, ad esempio, c'è gran fermento. Qualche settimana fa si è recato in Russia l'intraprendente direttore di RaiFiction Agostino Saccà, mentre ieri è partito per Mosca anche il direttore del Marketing Strategico Carlo Nardello. È previsto a breve scadenza un accordo quadro con la Tv moscovita. E non solo. Fiocco Rosa a RaiSat IERI all'ora di pranzo è nata Camilla Sartori. La piccola è la prima erede dell'attrice Stefania Barca e del presidente di RaiSat Carlo Sartori. Alla bimba (del peso di 3 chili e 300grammi) e alla sua mamma auguri satellitari. Sindrome Celentano LA sindrome Celentano si è impadronita di Paolo Bonolis. Il conduttore noto per la sua voce sempre di un decibel sopra la media, dopo l'esperienza di Striscia e contro Striscia e alcuni show di dubbio gusto, ha deciso di dare una svolta «impegnata» alla sua carriera. Così, complice il caso «Basta Berlusconi», si è trasformato in una sorta di telepredicatore nazionalpopolare con lacrima in agguato. Gli obiettivi saranno nobili e le proteste della gente sacrosante. Ma chi l'ha detto che nessuno s'era accorto della solitudine della gente e dell'isolamento degli anziani, prima che Bonolis non ce ne parlasse a «Domenica in»? P.S. Una talpa della redazione ha confidato che dopo l'ormai celebre «Basta» berlusconiano, il secondo in classifica (firmato dallo stesso Bonolis ma rimasto segreto) fosse «Basta, Maria De Filippi!».

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