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Giro di vite sulle incompatibilità di sede dei magistrati

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Troppi mariti e mogli, conviventi o parenti «prossimi» che lavorano gomito a gomito, magari negli stessi uffici. E non solo tra i giudici, ma anche tra giudici e avvocati, sostengono i consiglieri di Palazzo dei Marescialli, dove è quasi in dirittura finale una nuova circolare che disciplina i vari casi e indica le situazioni di incompatibilità che possono far scattare il trasferimento: d'ufficio o su richiesta dell'interessato. Nella sostanza il lavoro è già definito: un primo testo è stato approvato dalla Prima Commissione, che ora però dovrà rimetterci mano. I più ottimisti sono convinti che a breve il documento potrà essere discusso e approvato dal plenum. Ma non tutti sono pronti a giurarci. La questione è «complessa», non è facile mediare tra «gli interessi di tutti», si fa notare. E c'è chi sollecita un «rigore ancora maggiore», soprattutto per i rapporti tra magistrati e avvocati. «Le regole in questo campo vanno totalmente riviste - sostiene il laico della Cdl, Nicola Buccico -. Le coesistenze sono diffusissime e, soprattutto nei piccoli e medi centri, l'immagine della funzione giurisdizionale risente molto dei condizionamenti ambientali». «Non ci si può accontentare, ad esempio - continua Buccico - che uno dei due si occupi di materie diverse. Spesso non basta». Attualmente il regime delle incompatibilità di sede dei magistrati «per ragioni parentali» è disciplinato dagli articoli 18 e 19 dell'Ordinamento giudiziario. Per i rapporti di parentela che legano i magistrati i criteri in base ai quali si valuta la situazione sono fissati da una circolare del Csm dell'82, quelli tra magistrati e avvocati in un analogo provvedimento che risale all'85. Criteri, segnalano i consiglieri dell'organo di autogoverno delle toghe, che è venuto il momento di aggiornare. Non solo infatti la presenza delle donne è «sempre più elevata» sia tra i magistrati che tra gli avvocati, con il risultato che aumentano matrimoni e convivenze tra colleghi che esercitano nella stessa sede giudiziaria. Ma ci sono state anche «rilevanti novità» legate all'esercizio della professione forense: è stato abolito il limite territoriale, si costituiscono grandi studi professionali con uffici in varie sedi, si formano società tra professionisti. L'obiettivo quindi è individuare «parametri ragionati» per dare «certezza e uniformità di valutazione alle singole situazioni». Norme destinate non solo ai magistrati che «versino in situazioni di potenziale incompatibilità», ma anche ai capi degli uffici, ai quali «compete una costante e attenta funzione di controllo sul rispetto della disciplina e quindi di tutela della 'immaginè di imparziale e corretto funzionamento dell'ufficio». Insieme alla circolare sarà avviato anche un «censimento generale» delle situazioni che presentano elementi di incompatibilità. Gli ultimi dati sono troppo vecchi, risalgono al '96, e vanno quindi aggiornati.

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