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dall'inviato LAURA DELLA PASQUA CAPRI - Tremonti torna all'attacco del Governatore della Banca d'Italia.

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Eppure il ministro dell'Economia nel bel mezzo di un lungo discorso di difesa della Finanziaria e della riforma delle pensioni, fa partire tre siluri contro Fazio. Non lo segue però il leader dell'Udc Follini che presente sempre dal palco di Capri, difende invece il Governatore. A Tremonti non deve essere andata giù la dura bocciatura del Governatore alla manovra economica. Così ieri con la freddezza che lo contraddistingue è passato al contrattacco mirando al cuore delle competenze dell'Istituto, ovvero alla regolamentazione bancaria e alla sorveglianza. Così senza fare nomi guardando fisso la platea degli industriali come a cercare un'approvazione, dice lapidario: «Ci sono due cose da non fare: Cirio e Basilea 2. Fenomeni che determinano una riduzione della credibilità sui mercati internazionali hanno un impatto notevole sulla competitività e l'economia di un Paese». Come dire che se la Finanziaria, come ha detto il Governatore, non è efficace e non contiene misure di rilancio dell'economia, è anche vero che, replica il ministro, situazioni come quelle del fallimento della Cirio e del recepimento in blocco della regolamentazione sulla concessione del credito dalle banche alle imprese, non aiutano certo la competitività dell'Italia. Tremonti ha più volte criticato l'eccessiva rigidità imposta dalle norme di Basilea2 al sistema del credito all'industria ma ieri è voluto tornare sul tema in modo più forte. Insomma un richiamo alla Banca d'Italia ad esercitare le proprie prerogative in modo più sensibile al sistema Paese. Ma non è tutto. Se sulle pensioni il Governatore dice che sono «solo un primo passo, allora ci dica quale è il secondo» e ribadisce che la riforma così come è stata concepita è strutturale. L'attacco al Governatore si conclude con una ciliegina sulla torta, una critica sottile alla politica bancaria che ha determinato la scomparsa nel Mezzogiorno delle banche autoctone. Tremonti ribadisce così un concetto già espresso in passato e cioè che la presenza bancaria nel Sud è da ricondurre a strutture proprietarie del Centro-Nord. Tremonti ha risposte anche per altre critiche. Ribadisce che la situazione della finanza italiana «non è poi così drammatica e non è vero che siamo allo sfascio». A chi tira in ballo l'andamento del pil dice che «la realtà vera dell'economia non è nelle statistiche che si fermano ai confini nazionali mentre la ricchezza del Paese li travalica». Poi le pensioni. «I numeri non sono nè di destra nè di sinistra e dicono che il sistema è gestibile fino al 2008. Il problema si creerà quando andranno in pensione i baby boomers». Quanto alla riforma Dini, spesso richiamata dalla sinistra, era «giusta in quel momento ma non è sufficiente. Il sistema previdenziale diventa sostenibile dal 2050 quindi bisogna creare un ponte fino a quella data». Altra critica alla quale Tremonti ha risposto è quella dello scalino che si verrebbe a creare dal 2008 quando entrerà in vigore il limite dei 40 anni di contributi. «È un'ipocrisia dire che all'improvviso si cambia. Con la riforma Dini il cambiamento fu drammatico dal punto di vista sociale perchè da un giorno all'altro si andava in pensione con una rendita più bassa, ma fu votata». Tremonti quindi rilancia un appello a «fare squadra anche in senso politico e istituzionale» ovvero a superare le sterili polemiche. Nella critica a Fazio Tremonti non fa molti proseliti nella maggioranza. L'Udc prende le distanze. Il segretario Follini anzi passa alla difesa di Fazio. «Non è un bambinone che gioca al computer, è il Governatore della Banca d'Italia. Alcune sue considerazioni le condivido, altre no. È un dovere di chi ha responsabilità politiche affrontare con animo sereno le critiche».

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