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Lista unica già divisa, i Ds si spaccano

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Il leader Fassino ottiene il via libera dal partito. Correntone e Cesare Salvi dicono di no

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Ma i Ds tornano a spaccarsi. E anche il centrosinistra torna a dividersi: l'Udeur dice chiaro e tondo che non ci sta, i socialisti pongono il veto su Di Pietro, il quale chiama in causa i vertici dell'Ulivo. Ma ciò che brucia di più è il fatto che la Quercia, dopo mesi, si divide di nuovo. La proposta del segretario è stata infatti approvata a maggioranza ma rimane il dissenso del Correntone e di Socialismo 2000 di Cesare Salvi, le correnti che si oppongono al progetto. Sia Fassino che il presidente dei Ds Massimo D'Alema si sono dichiarati soddisfatti della direzione di ieri perché hanno raccolto un consenso più ampio della maggioranza del congresso di Pesaro. «Quote significative della minoranza hanno condiviso la mia proposta - ha detto Fassino - restano aree minoritarie che hanno dubbi e obiezioni e penso e spero che, nel corso della discussione, da qui al referendum, anche questi possano essere sciolti». La Quercia ha quindi disegnato il percorso che la porterà al sì definitivo alla lista unica con la Margherita e lo Sdi: Fassino si è augurato possa essere Romano Prodi a guidarla. Il 14 e il 15 novembre si riunirà l'assemblea congressuale, e dal 16 al 20 dicembre si svolgerà il referendum tra gli iscritti. Del nuovo partito riformista, che vede contrarie le opposizioni interne, Fassino ha spiegato che si discuterà, questo sì, nel congresso dell'anno prossimo. Ma il congresso che si svolgerà dopo le elezioni europee, vero banco di prova della lista unica e dell'alleanza con la Margherita e Boselli, e i risultati delle urne aiuteranno a decidere. «È stupido continuare quotidianamente a tirare in ballo il presidente della commissione europea: è ovvio che la lista unitaria è la lista di Prodi, se poi sarà lui che fisicamente la guiderà lo si vedrà al momento della presentazione delle liste», ha detto D'Alema, chiedendo di non continuare per sei mesi, con questo tormentone. L'ex premier ha chiesto anche al partito di non paralizzarsi sulla discussione sulla lista unitaria fino a marzo, altrimenti «ci facciamo male tutti», bloccando una processo utile alla sinistra e all'Italia. Ma Fabio Mussi, leader del correntone, non ha condiviso le indicazioni del segretario, ed ha chiesto tempi più lunghi per una decisione così impegnativa, maggiore prudenza anche perché la proposta fatta da Prodi includeva sette partiti e oggi invece si parla di una subordinata che ne include solo tre. Cesare Salvi ha chiesto un congresso straordinario, denunciando il rischio di perdita dell'identità socialista dei Ds. Gli ordini del giorno delle due correnti di minoranza sono stati però bocciati ed è passato il documento di Fassino. Tutti insieme, però, decideranno i quesiti e le modalità del referendum.

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