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La Difesa unisce i leader

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Approfondito nei suoi aspetti operativi dai ministri competenti riuniti da ieri mattina nella caserma romana dei carabinieri di Tor di Quinto, il tema della difesa è rimasto ai margini dei lavori al palazzo dei Congressi, dominati dagli aspetti politici generali e da problemi procedurali e di organizzazione dei lavori futuri. Ma l'incontro ha anche offerto l'occasione ai leader dell'Unione per mettere a fuoco e ribadire alcune posizioni chiave su quella che è comunque ritenuta una questione nodale del processo di integrazione. La Costituzione, nella bozza elaborata dalla Convenzione, lascia aperta agli Stati che lo vorranno la possibilità di procedere a un'integrazione militare più rapida, lasciando la possibilità di unirsi agli altri che vorranno raggiungerli. Di fatto saranno soprattutto i Paesi con maggiore capacità militare ad instaurare quella «cooperazione strutturata» che sarà la punta più avanzata delle relazioni all'interno dell'Unione in campo difensivo, anche se in dettaglio chi dovrà fare parte di questo nocciolo duro non è ancora definito. Ma il problema della difesa non può essere scisso dal confronto in atto sui meccanismi decisionali dell'Ue, che è il principale nodo che la Cig deve sciogliere. Per il presidente francese Jacques Chirac la Difesa, con la presidenza del Consiglio ed il ruolo dei ministri degli Esteri, è certamente una di queste questioni. Che sono - ha detto - questioni «da chiarire, non da distruggere» e che richiedono solo «aggiustamenti politici». Per il Regno Unito, che si proclama praticamente d'accordo con la bozza in discussione per bocca del ministro degli Esteri Jack Straw, la difesa è certamente uno dei «paletti», come la politica estera e quella fiscale, sui quali il meccanismo decisionale non potrà essere che quello dell'unanimità.

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