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di LUCA LANCISE LA PIAZZA è esplosa la prima volta alle 16 e 20, subito con uno scontro ...

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Dopo essersi annessi al corteo in coda, aver lanciato qualche petardo ai poliziotti, aver danneggiato un benzinaio e malmenato e rapinato del cellulare un giovane additato come poliziotto in borghese, sono arrivati in piazzale Kennedy. I caschi sotto i cappucci neri e le bandiere dell'anarchia pronte a trasformarsi in bastoni e accoppiarsi ai sanpietrini. Così, in una piazza Kennedy stracolma e colorata, le vetrine opache della Bnl sono andate in frantumi, alcuni ragazzi pacifici malmenati, un piccolo pacco blu lanciato dagli anarchici è deflagrato a mezzo metro da uno di loro, e quattro persone coi capelli bianchi - tra cui esponenti dei Cobas - hanno messo in fuga le «tute nere», in maggior parte ragazzini neppure ventenni che proseguiranno in ordine sparso le loro azioni. Tra i quattro, anche Piero, 55 anni, da Genova. Mezz'ora dopo lo troviamo sull'asfalto, la testa sanguinante per una manganellata, l'ambulanza che verrà fatta passare solo venti minuti dopo, «ho solo detto a un fotografo vicino a me di fotografare il poliziotto che colpiva un mio coetaneo pacifico», riesce a spiegare. È lui la prima vittima degli scontri scoppiati, stavolta coi Disobbedienti. Decisi a conquistare la «nuova zona rossa dei governanti». Fallisce così un meccanismo che ha funzionato per quasi due anni, la trattativa faccia a faccia tra manifestanti e responsabili della sicurezza. I poliziotti si prendono la vernice, le biglie, gli ortaggi, bottiglie e petardi lanciati dai Disobbedienti che già indossano i caschi. Poi l'azione: s'alza un serpentone di gomma portato dalle donne, dietro due grandi scudi di cartone. Si tenta lo sfondamento, qualcuno solleva le transenne, gli agenti reagiscono. Partono manganellate e tra i Disobbedienti, raggiunti da sparuti gruppi di anarchici, spuntano i bastoni. Alle 17 e 15 la situazione degenera, gli agenti caricano e spezzano in due il corteo. Un'ala viene contenuta in piazza Marconi. L'altra imbocca la Colombo, tra loro alcune «tute nere», qualcuno spogliatosi dei cappucci. Si lasciano dietro fioriere divelte lungo una Colombo deserta, benzinai danneggiati e cassonetti incendiati. La meta è il metrò Marconi - dove s'è avuta notizia di sassaiole - in venticinque prendono il primo treno, alcuni proseguono, mentre la polizia sfonda il blocco di transenne improvvisato di fronte alla stazione. Il peggio è per l'altra trentina di ragazzi in attesa del treno. Gli schemi saltano insieme ai nervi, la polizia entra in stazione, manganella e tiene fermi i ragazzi sulle banchine compreso qualche contuso, e segnala al prossimo treno di proseguire dritto. Ai volontari della Croce rossa viene impedito di scendere in stazione per 40 minuti, alcuni ragazzi scappano lungo i binari. Uno viene portato via, mentre sul terzo treno quasi tutti verranno lasciati andare. Finisce così, a tre chilometri dal Palacongressi, una giornata nera per tutti.

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