Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Pensioni, nella riforma anche il disincentivo Dal 2008 chi vorrà andare a riposo in anticipo sarà «punito» nei conteggi del trattamento

default_image

  • a
  • a
  • a

Fra le novità decise ieri dal consiglio dei ministri, che ha approvato il testo di un maxi-emendamento alla delega previdenziale «Maroni», la estensione, però ancora tutta da definire, dell'incentivo a non pensionarsi anche ai dipendenti pubblici, e la possibilità di andare in quiescenza anticipatamente anche dopo il 2008 ma subendo un forte ridimensionamento del trattamento rispetto ai parametri attuali. Si è trattato di un compromesso rifinito in extremis ieri mattina prima e anche durante le prime fasi del consiglio dei ministri. Per il resto, confermato l'impianto già noto: niente modifiche per i prossimi 5 anni, salvo gli incentivi da verificarsi peraltro nel 2007. Tremonti parla di «riforma strutturale» e la presenterà la prossima settimana all'Ecofin di Lussemburgo. Del tutto negative le reazioni dei sindacati che riferendosi anche all'inserimento dei disincentivi confermano lo sciopero generale. Questo peraltro evidentemente è ormai messo in conto dall'Esecutivo, che continua comunque a dichiarare apertura al dialogo. Maroni ha invitato i sindacati a un confronto già nella prossima settimana. Il governo avrà 18 mesi per attuate la riforma con decreti legislativi anche a seguito di eventuali proposte delle parti sociali. Non soddisfatti gli industriali: Confindustria avrebbe voluto una «stretta» più consistente anche se considera positive le misure decise. La definizione degli ultimi particolari della riforma e il suo varo ieri mattina non hanno tuttavia portato tranquillità nella maggioranza. La questione della riforma delle pensioni interessa tutti gli italiani salvo quelli che già le percepiscono. Sul tema nei giorni scorsi c'è stato un lungo braccio di ferro all'interno della Cdl, che ha visto protagonisti in particolare An e l'Udc mentre la Lega (che tuttavia ha nel governo proprio il ministro al quale è affidata questa riforma e il cui leader Bossi è dato per essere in ottimi rapporti con Tremonti che è ministro dell'Economia e tiene in mano i fili di tutta la manovra economica) ha fatto un gran battage per mettere in evidenza che il Carrocccio non era favorevole, anzi era contrario alla revisione del sistema previdenziale. E così ieri appena Maroni in conferenza stampa si è compiaciuto del compromesso raggiunto sui disincentivi definendolo «ottimo», Bossi lo ha rimbeccato: «Altro che compromesso», ha detto il senatùr davanti alle telecamere: «Abbiamo combattuto duramente e siamo stati noi a salvare le pensioni di anzianità. Questo bisogna dire». E non si è peritato di dire al suo ministro: «Ti ho portato a fare il politico e tu ti metti a fare il tecnico». Il ministro Buttiglione, dal canto suo ha invitato il sindacato a «non interrompere il dialogo sociale» e ha rilevato che il risparmio di spesa pensionistica sul pil, con la riforma varata ieri «inizia dal 2008» e poi gradualmente «si arriva a regime al 2018 con un guadagno medio dell'1%», con un «risparmio di 12 miliardi di euro al 2015».

Dai blog