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Bossi: «No al rimpasto di governo»

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Il Carroccio è contrario anche alla lista unica alle elezioni europee

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Dopo il voto della Camera sulla legge Gasparri inizia così il confronto-scontro nella Casa delle Libertà sulla verifica di governo e sul rimpasto chiesto sia da An che dall'Udc. Ieri c'è stato un primo faccia a faccia tra Fini e Berlusconi a palazzo Grazioli in una riunione convocata per preparare, insieme al ministro degli Esteri Franco Frattini, il vertice europeo in programma per oggi a Roma. Mentre era in corso l'incontro tra il premier ed il vicepremier, Umberto Bossi, conversando con i giornalisti a palazzo Chigi, ha posto il suo veto al rimpasto di governo. «Noi siamo contrari - ha detto - anche se può esserci nella maggioranza qualcuno che ci pensa». Bossi ha anche accennato alle elezioni europee annunciando che la Lega si presenterà da sola ed è quindi contraria ad una lista unica. «Chi è forte - ha spiegato - va da solo alle elezioni», mentre «chi è debole deve coalizzarsi per farsi votare». A non aver paura di andare alle elezioni, quindi, «sono soltanto Berlusconi e la Lega». Il leader leghista non sembra affatto preoccupato per quanto è accaduto nella maggioranza nelle votazioni sulla legge Gasparri con la comparsa dei franchi tiratori che per due volte hanno dato una mano alle opposizioni a sconfiggere il governo. «C'è qualche puntura di spillo - ha minimizzato Umberto Bossi - ma alla fine conta l'ultima istanza. E in politica l'ultima istanza ce l'hanno quelli che non hanno paura di andare al voto». Ma certamente, ha affermato ancora Bossi, quelli che alla Camera hanno votato contro il governo non hanno alcuna intenzione di andare alle elezioni: «possono anche protestare, ma si tratta appunto solo di punture di spillo». Il ministro della Giustizia Roberto Castelli la pensa come Bossi ed esclude che nella Cdl ci sia un «malessere», come hanno sostenuto Gianfranco Fini e Marco Follini. Alle affermazioni di Bossi hanno replicato sia l'Udc che An. Marco Follini si è limitato a far presente che «la politica non è un ring, Bossi non è Tyson e nessuno di noi intende fare da punching-ball». Il coordinatore nazionale di An Ignazio La Russa, che si è sentito chiamato in causa le per «punture di spillo» e per i partiti «deboli» che devono coalizzarsi per andare alle elezioni, al leader della Lega ha ricordato che Alleanza Nazionale non ha alcuna paura del confronto elettorale. Perchè, ha fatto presente, «siamo forti in tutta Italia» ed al nord «siamo al disopra della Lega» in quasi tutti i capoluoghi. A Milano, poi, «abbiamo quasi il doppio dei voti del Carroccio». In An, intanto, c'è tensione dopo la decisione del governatore del Lazio Francesco Storace di dimettersi dall'esecutivo del partito per contrasti con Fini. «All'interno della coalizione di centrodestra accadono cose che non mi piacciono. Tuttavia, non credo che le mie dimissioni meritino poi una eccessiva enfasi», ha detto il presidente della Regione Lazio. «Ai dirigenti del mio partito ho detto ciò che penso - ha proseguito Storace - del resto siamo in democrazia e si può anche non essere d'accordo». Fare di più sul piano delle riforme anzichè limitarsi alla ordinaria gestione del potere; dare maggiore visibilità ed identità nell'ambito delle scelte politiche al ruolo della destra; questi in sintesi i motivi di contrasto evidenziati da Storace. «Personalmente ed insieme al mio partito - ha detto - sono stato tra quelli che si sono battuti di più per portare Berlusconi al governo e vorrei che questo ci fosse riconosciuto». Storace ha smentito qualunque relazione tra le sue dimissioni e la legge finanziaria. «Approvo la posizione del governo sulla riforma delle pensioni - ha detto - e credo che andando in televisione a spiegare le scelte di governo, Berlusconi abbia dimostrato di essere un vero leader». Sugli emendamenti alla legge Gasparri bocciati alla Camera, Storace ha detto che «dopo più di cento votazioni in cui c'è stata unanimità può anche presentarsi un problema di coesione

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