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Esplode la fronda nella Cgil, i riformisti sfidano Epifani

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Sono stati oltre seicento, secondo gli organizzatori, i dirigenti e i quadri del sindacato che hanno partecipato ieri a Roma a un incontro per discutere il documento critico presentato alcuni giorni fa e che porta la firma di 49 dirigenti confederali. Dalle assise dell'ala riformista della Cgil, è partito un invito a «schiodarsi dal conformismo ai desiderata dei vertici che considera la discussione un fastidio» e a riprendere in mano i temi forti come lavoro nero, welfare allargato ai giovani e unità sindacale. Nessun movimento contro però: «Chi ha visto in questa operazione - ha avvertito Agostino Megale, presidente dell'Ires, aprendo i lavori - fronde o logiche correntizie, non ci conosce, poichè il nostro obiettivo guarda alla Cgil e ai contesti di una nuova politica». «Facciamo parte della maggioranza - ha sottolineato Antonio Panzeri responsabile del segretariato per l'Europa della confederazione - non siamo stati noi a cambiare la maggioranza congressuale e non teniamo nessun atteggiamento liquidatorio». «Anche in questa assemblea - ha ribadito Aldo Amoretti, presidente dell'Inca - ci sono molte anime, ma il vertice deve capire che è un'esigenza liberare i cervelli. La Cgil non considera più la discussione una ricchezza, ma non può pensare di essere autosufficiente, deve mettere l'unità sindacale in cima ai propri impegni». Gli fa eco Megale: «C'è bisogno di un nuovo inizio e bisogna partire da una piattaforma unitaria per il confronto con il Governo anche attraverso assemblee unitarie con lavoratori e pensionati». Allargare l'agenda della Cgil è una delle priorità. «Insieme alle azioni di contrasto che pure bisogna mettere in campo - spiega Panzeri - bisogna portare avanti il discorso su un welfare più inclusivo dei ragazzi, sulle politiche contrattuali e retributive e sull'unità sindacale. Sarebbe utile creare un appuntamento programmatico in Cgil per portare i propri punti di vista». Di fronte a 11 dei 160 membri del direttivo nazionale il leit motiv è stato «siamo maggioranza - come ha ribadito nelle conclusioni Panzeri - non siamo noi ad aver cambiato le linee della maggioranza congressuale. Noi abbiamo messo in campo il nostro punto di vista per vedere come andare avanti». A replicare ai riformisti è il segretario confederale, GianPaolo Patta, secondo il quale «questo documento segna una linea alternativa al congresso di Rimini. La direzione che indica è vicina a quella della Cisl soprattutto sui temi della democrazia economica. Il documento, comunque, - ha aggiunto Patta - è un contributo importante, fa chiarezza tra coloro che non hanno aderito alle linee di Rimini. Fa bene venire allo scoperto e confrontarsi, anche se preferisco una Cgil unita».

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