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Il disegno di legge Gasparri sotto osservazione al Quirinale

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È noto che i tecnici del Colle stanno seguendo da tempo e con attenzione gli sviluppi del ddl e soprattutto tre aspetti: il Sic, sistema integrato delle comunicazioni che dovrebbe diventare il grande bacino in cui confluiranno tutte le risorse pubblicitarie, i tetti antitrust e gli intrecci dal 2008 fra giornali e tv. Sul ddl, c'è già stato «un incidente diplomatico» tra il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e il premier Silvio Berlusconi quando, nell'ultimo giorno ufficiale di attività legislativa, lo stesso premier si era presentato sereno nella sala stampa di palazzo Chigi assicurando che il capo di Stato non aveva nessuna perplessità sulla legge. Il Quirinale aveva replicato con tanto di nota ufficiale: il presidente non ha mai parlato di legge Gasparri col premier. I tempi ora si stringono. Il ddl sul riassetto del sistema televisivo sarà infatti all'esame delle Commissioni competenti già dalla prossima settimana. L'obiettivo è far sì che il ddl arrivi puntuale in aula il 18 settembre. Lo stesso Gasparri si è detto convinto che tutto procederà secondo la tebella di marcia, smentendo così il capogruppo della Margherita Pierluigi Castagnetti che qualche giorno fa, al termine della riunione della capigruppo alla Camera, aveva ipotizzato uno slittamento dei tempi. Il contingentamento dei tempi, invece, «sarà possibile da ottobre». Da giorni si cerca quindi di scrutare quale sarà l'atteggiamento del Colle nonostante il silenzio istituzionale di Ciampi, che comunque dovrà firmare la legge una volta approvata dalla maggioranza parlamentare. Intanto, l'opposizione, tramite il portavoce dell'associazione art. 21, Giuseppe Giulietti (Ds), avverte: «Il ministro Gasparri continua a ripetere ogni giorno che la sua legge sarà approvata così com'è. Il ministro sa bene che le cose non stanno così». Giulietti infatti sottolinea come «il ministro Gasparri e Silvio Berlusconi dovranno tenere conto del voto del parlamento europeo. È la quinta volta che le istituzioni europee esprimono un giudizio così pesante. Questa volta direttamente nei confronti del presidente di turno dell'Unione europea». Il governo Berlusconi, inoltre, «dovrà tenere conto anche che negli Stati Uniti dell'amico Bush, all'ultimo istante la corte federale ha deciso di bloccare la nuova legge che avrebbe ulteriormente dato via libera esclusivamente ai grandi gruppi industriali. In America è ripreso a spirare un forte vento a favore delle regole antitrust. Il governo italiano dovrà tenere conto di quanto sta accadendo anche in Europa».

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