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«Il giudice? Lavoro da disturbati mentali»

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Ciampi reagisce e rinnova la «piena fiducia nella magistratura». Castelli stoppa la polemica

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A destra, il titolo principale del britannico «The Spectator»: «Berlusconi contrattacca». All'interno, sotto l'altro titolo «Forza Berlusconi: uno sguardo dentro il successo del primo ministro italiano», la lunga cronaca di uno sfogo in piena regola e anche un durissimo atto di accusa contro i giudici. Parole che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha affidato a due giornalisti britannici che considerava amici, Boris Johnson, direttore di «The Spectator», e Nicholas Farrell, editorialista de «La Voce di Rimini», il giorno che sono andati a trovarlo nella sua villa di Porto Rotondo. Il testo è stato pubblicato ieri dal quotidiano romagnolo e ha riacceso la miccia riguardante il caso «giustizia». L'affondo a Caselli, e ai magistrati palermitani è partito quando i due gli hanno chiesto se secondo lui Giulio Andreotti fosse un mafioso. Berlusconi ha smentito subito: «Ma no, ma no. Andreotti è troppo intelligente. Guardate, Andreotti non è mio amico. Lui è di sinistra. Hanno creato questa menzogna per dimostrare che la Dc non era un partito etico, ma un partito vicino alla criminalità». Quindi, le battute pesanti su tutti i togati: «Questi giudici sono doppiamente matti. Per fare quel lavoro - ha detto il premier - devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana». Berlusconi ha poi spiegato che «la realtà italiana è piena di anomalie». «Abbiamo un'opposizione che è fatta di protagonisti del partito comunista italiano che era stalinista in origine. Un'altra anomalia, che all'estero non è conosciuta è che abbiamo una magistratura estremamente politicizzata. E la terza anomalia è che c'è una enorme disinformazione da parte della stampa. Se leggete l'Unità penserete di star vivendo sotto una tirannia». Il premier ha poi respinto le accuse dell'Economist «che confonde le guardie con i ladri» e si è scagliato contro Enzo Biagi e Indro Montanelli: «Mi hanno attaccato per gelosia». Passando alla politica estera il premier ritiene che la democrazia, laddove ve ne sia bisogno, venga imposta «con la forza», soprattutto in presenza di tiranni che sopprimono diritti e dignità. Poi però ricorda di aver avuto «molti dubbi sulla necessità della guerra in Iraq», nonostante la sua amicizia con Bush e Blair. L'attacco alla magistratura viene stemperato subito dal suo portavoce, Paolo Bonaiuti, il quale è convinto che si tratti di «battute sul filo del paradosso pronunciate nel corso di una chiacchierata estiva con un amico del partito conservatore inglese», e sostiene che il resoconto è viziato «dalla differenza di lingua» e da una «coloritura giornalistica». Forte e chiaro il messaggio che in serata giunge dal Quirinale e che sembra voler cancellare ogni equivoco: «Con riferimento alle polemiche suscitate dalle dichiarazioni attribuite al Presidente del Consiglio, si sottolinea la ferma convinzione del Presidente della Repubblica che i cittadini italiani guardano alla Magistratura con piena fiducia». Anche il ministro della Giustizia «ribadisce la sua fiducia nella magistratura e nei sistemi di giustizia italiani ed europei come ha sempre dimostrato in tutti i suoi atti». Secondo Castelli però «una battuta paradossale di Berlusconi relativa a un caso particolare è stata trasformata in una considerazione sull'intera magistratura ma - aggiunge il ministro - questa non è la verità».

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