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Prodi critica il documento unitario per la nuova costituzione europea

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«Il documento è incompleto, urgono modifiche se si vorrà avere una buona legge fondamentale». Ieri all'assemblea plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo si è avuto il primo assaggio delle difficoltà e delle discussioni che attendono la Conferenza intergovernativa (Cig), che la presidenza italiana dell'Unione Europea inaugurerà solennemente a Roma il prossimo 4 ottobre. Difficoltà delineate già dal botta e risposta tra alcuni dei principali attori sul palcoscenico comunitario: il presidente della Convenzione europea Giscard d'Estaing, il presidente della Commissione Romano Prodi, il vicepremier Gianfranco Fini, e il ministro degli Esteri, nonché presidente di turno dell'Ue, Franco Frattini. In effetti, se a parole tutti vorrebbero vedere procedere la Cig lesta verso il traguardo del varo da parte dei governi del testo fondamentale dell'Unione, in tempo per le elezioni europee del giugno 2004, il consenso è tutt'altro che scontato, a dispetto dei ripetuti moniti lanciati da Giscard, Frattini e Fini. «Il compromesso raggiunto - ha dichiarato oggi Giscard - è il migliore possibile, non si poteva andare oltre. Riaprire la discussione metterebbe a repentaglio il difficile equilibrio raggiunto», i cittadini potrebbero non apprezzare un «testo monco» e punirlo in fase di ratifica. Parole analoghe hanno usato anche Frattini e Fini nei loro interventi, «si rischia - sintetizza con i giornalisti il vicepremier di aprire un vaso di Pandora». A rintuzzare queste posizioni è stato però uno degli oratori più autorevoli di questa giornata, Romano Prodi. «Bisogna procedere rapidamente, ma bene - avverte - la Cig avrà bisogno di un'adeguata fase di maturazione». Prodi, in effetti, il «pacchetto» (come lo chiamano molti politici europei) costituito dalla bozza faticosamente elaborato dalla Convenzione, sembra volerlo riaprire. «Vi sono aspetti del progetto di Costituzione che testimoniano con chiarezza che il compromesso raggiunto è incompleto o insufficiente». Prodi sciorina una serie di punti che non lo convincono. Anzitutto che vi siano «50 decisioni all'unanimità, alcuni in settori chiave della vita dell'Unione». Ma soprattutto ribadisce la sua opposizione più volte espressa nelle scorse settimane a una Commissione ridotta, in cui, in una futura Ue a 27 membri, non ogni paese abbia un commissario con diritto di voto: dal 2009 alcuni, a rotazione, dovranno infatti accontentarsi di commissari senza diritti di voto. «La soluzione - tuona Prodi - discrimina tra i commissari, creando una seconda categoria inutilmente dimezzata, nessun popolo dell'Unione merita di esser rappresentato da un commissario di seconda classe». Il presidente della Commissione, tuttavia, lascia uno spazio di manovra: se «considerazioni di realismo» spingeranno a «lasciare il testo com'è», la Commissione «ne prenderà atto serenamente. Ma allora dobbiamo sapere che dovremo essere pronti ad affrontare altre crisi». Una tiepida apertura alla quale fa riferimento, con aplomb diplomatico, Franco Frattini: «La posizione di Prodi non mi stupisce - dichiara - del resto ha già fatto capire che se riusciremo a non modificare in modo sostanziale il testo, come auspichiamo, la Commissione ne prenderà atto». Ma è chiaro che il peso dell'autorità di Prodi sembra fatto apposta per incoraggiare i molti paesi scontenti dalla bozza, e ciò ha creato irritazione.

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