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Riforma pensioni, nella Cdl si scansano tutti

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La Lega: prima le altre, su questa si può cadere. An e Udc: tema delicato, sentiamo i sindacati. No da Cgil, Cisl e Uil

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Quanto ai sindacati, la reazione è quella prevedibile: un «no» secco, con l'invito a cercare altrove i soldi necessari a far quadrare i conti pubblici. Secondo il premier il sistema va adeguato alle migliorate aspettative di vita, quindi «bisognerebbe alzare di cinque anni - riferisce Libero riportando un colloquio col premier - questa età della pensione». «In Italia - spiega il presidente del Consiglio - si va in pensione mediamente a 57 anni» mentre l'aspettativa di vita è cresciuta e «siamo a 83 anni per le donne e 80 per gli uomini»: «Come si fa a smettere di lavorare così giovani? Ma io devo convincere due partiti che è necessario cambiare: An e Lega». E sia An che Lega, ma anche Udc e sindacati, si fanno sentire subito, inchiodando, in sostanza, la questione. «Non credo che Silvio Berlusconi possa immaginare che a settembre la Cdl risolva il problema delle pensioni in 15 giorni», risponde Ignazio La Russa, coordinatore di Alleanza nazionale. «Noi di An - dice La Russa - il problema lo conosciamo bene e quella di Berlusconi è un'analisi che condividiamo. Insieme agli alleati del centrodestra dobbiamo cercare i rimedi che la sinistra non ha trovato». Però, prosegue il coordinatore di An, bisogna procedere con cautela, la questione non si risolve con provvedimenti drastici o con colpi di bacchetta magica: «C'è grande necessità di coinvolgere le parti sociali e di escludere qualsiasi intervento per decreto. Ci vuole gradualità. Una cosa è certa: gli italiani possono essere sicuri che nessuno vuole mettere in discussione le pensioni già esistenti». Frena Roberto Calderoli (Lega). «A settembre c'è l'argomento delle riforme di Lorenzago - spiega - e questo mi sembra il primo gradino per governo e maggioranza. Dico agli alleati di non mettere troppi gradini altrimenti ci troviamo di fronte una scala. E se le scale si fanno di corsa si rischia di cadere». Bisogna invece seguire, aggiunge, la strada tracciata da Maroni con la legge delega, «che deve essere sperimentata. Vediamo, mettiamo alla prova i risultati della legge delega e poi valuteremo». Dichiarazioni che sembrano quasi un rinvio alle calende greche. E l'Udc? Anche Buttiglione, anche se con un argomentare più soft, annacqua e dà lo stop. Appoggia, infatti quello che definisce «un proposito coraggioso» di Berlusconi, e aggiunge: «La questione è delicatissima perché le pensioni sono la ricchezza dell'uomo povero e quindi prima di toccarle bisogna pensarci dieci volte». Poi indica la strada degli investimenti «in ricerca, sviluppo e occupazione», come «stanno già facendo Francio, Germania e Austria». Così, dice, le pensioni saliranno, «magari un pò meno dei salari, come crescerà il prodotto interno lordo». Buttiglione quindi è «lieto» che Berlusconi voglia affrontare la questione, ma spiega anche che non è possibile risolvere il problema in 24 ore e che è necessario un confronto con i sindacati. E i sindacati? Dicono «no». Pezzotta, parlando ieri a Rimini, è chiarissimo: «Se il governo ha bisogno di fare cassa vada a colpire la dove c'è ancora una forte evasione fiscale». Maggioranza e governo quindi si mettano d'accordo, «ci dicano quale è la loro. Se non ci piacerà, la contrasteremo». Il segretario conferdeale della Uil, Antonio Foccillo, fa riferimento anche alla questione della diversità fra pensioni dei dipendenti pubblici e privati, e avverte: «Il sindacato su questa materia sarà durissimo e la risposta sarà certamente una risposta unitaria e determinata». Quanto alla Cgil il segretario confederale Morena Piccinini dice: il governo «si sta preparando ad un grave conflitto con le parti sociali e in modo particolare con il sindacato». D. T.

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