Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

PER DIFENDERE IL LAVORO

Esplora:
default_image

Bossi rilancia i dazi «Problema padano»

  • a
  • a
  • a

Sull'introduzione dei dazi doganali per stoppare l'invasione dei prodotti cinesi, Umberto Bossi non lascia, ma raddoppia. Dopo le parole del comizio di Ferragosto a Ponte di Legno, il ministro delle Riforme istituzionali, nonchè numero uno della Lega nord, ha affidato a La Padania, il quotidiano del suo partito, la prosecuzione dell'offensiva per tornare a una forma di protezionismo. «Le fabbriche sono al Nord e noi abbiamo l'interesse vitale di democratizzare la globalizzazione, difendendo il nostro lavoro e le nostre fabbriche con il protezionismo». E all'obiezione che l'argomento non fa parte del programma elettorale del centro-destra, Bossi risponde: «Se non lo affrontiamo, continua a saltare l'economia reale, saltano le nostre imprese e naturalmente salta anche l'assistenzialismo di tanti chiacchieroni che vedono il Nord solo come terra di schiavi». Insomma, al di là delle battute ad effetto, nelle quali Bossi ha poco da imparare, si delinea sempre più chiaramente una strategia politica. Da mesi, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il cui asse con Bossi è notorio, parla di concorrenza sleale da parte della Cina. È un argomento che ha affrontato spesso con i suoi colleghi dell'Ecofin, il consiglio dei ministri economici e finanziari dell'Unione europea. Le sortite leghiste sembrano dunque un modo per tenere i riflettori accesi su un problema comune all'Europa, che, nella visione di Tremonti, potrebbe ingrandirsi a dismisura nel futuro. Tanto che il ministro starebbe pensando di agitare la questione anche nel prossimo vertice dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio, il Wto, previsto per la metà di settembre a Cancun, nota località balneare del Messico. Un altro leghista «doc», Francesco Speroni, ha rincarato la dose dalle colonne di Repubblica: «Le regole del commercio si possono cambiare, contrattare. Basta vedere come si sono comportati gli Stati Uniti che i propri interessi li sanno fare. Evidentemente bisogna procedere a livello europeo. D'altra parte non siamo noi, ma altri paesi, a non seguire le regole». Il problema è che, all'interno della maggioranza, queste continue sortite leghiste, aumentano gli imbarazzi: sulla questione dazi, anche Forza Italia è divisa. E, stranamente, si è registrata un'iniziale distonia perfino tra le parole del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e del portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi. È facile scommettere che, di questo come di altri temi che scuotono la maggioranza, se ne riparlerà a settembre.

Dai blog