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Il governo si riunisce in fretta per fermare le Regioni

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Sicilia, Sardegna, Valle D'Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno infatti presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 131 del 5 giugno 2003, ovvero la legge La Loggia varata per l'attuazione della riforma del Titolo V, riforma approvata nella scorsa legislatura. L'esecutivo si riunirà quindi domani per approvare la delibera con cui incaricherà l'Avvocatura di Stato a resistere in giudizio contro i cinque distinti ricorsi. Una questione che rischia di sviluppare un ulteriore dibattito, allargandolo anche alle regioni a statuto ordinario, sul delicato tema del processo di trasformazione in senso federalista dello Stato, di cui la legge 131 rappresenta, ad oggi, il primo passo, in attesa che si compia l'iter parlamentare del ddl costituzionale La Loggia-Bossi, che comprende la devolution, approvato dal Consiglio dei Ministri l'11 aprile scorso. Entro il 28 agosto inoltre - ultimo termine temporale utile per attivare il ricorso - il Consiglio dei ministri dovrà decidere se impugnare o meno lo statuto della Regione Calabria presieduta da un uomo del centrodestra, Giuseppe Chiaravalloti, che prevede l'elezione diretta anche del vicepresidente che può subentrerare al presidente nel caso di crisi non politica della giunta. Il Consiglio regionale calabrese ha approvato definitivamente lo Statuto lo scorso 31 luglio: da quel momento dunque decorre il termine di 30 giorni entro il quale il governo può impugnare gli atti delle Regioni davanti alla Corte. I governatori delle altre Regioni del Polo sono insorti chiedendo che il governo blocchi la Calabria. Enzo Ghigo, presidente del Piemonte e della Conferenza delle Regioni, insieme a Formigoni (Lombardia), Storace (Lazio), Biasotti (Liguria), Galan (Veneto), ha difeso il presidenzialismo spiegando che lo statuto calabro rappresenta invece «un passo indietro rispetto al bipolarismo e all'elezione diretta dei governatori». D'altronde, i sondaggi per misurare il gradimento dei cittadini dell'elezione diretta dei presidenti delle Regioni hanno registrati un gradimento superiore all'80%. Anche in Friuli-Venezia Giulia i fruilani hanno respinto a larga maggioranza l'idea di cancellare l'elezione popolare e in Sardegna i continui segnali di instabilità della giunta dipendono proprio dal sistema elettorale dove non c'è il presidenzialismo. Insomma, Ghigo e gli altri governatori hanno chiesto al governo di evitare «pericolosi passi indietro». Un avvertimento rivolto soprattutto ai quattro saggi della Casa delle libertà (D'Onofrio, Pastore, Nania, Calderoli) che a fine agosto si ritireranno sulle Dolomiti per preparare la bozza delle riforme istituzionali.

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