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Previdenza, l'«autunno caldo» lo prepara Bossi

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«Giù le mani di Roma ladrona dalle pensioni del Nord costretto a mantenere tutti quanti»

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In un'intervista a «La Padania» il ministro delle Riforme annuncia che il Nord non è disposto a mettere le pensioni sul piatto della bilancia. Ma Bossi, a nome del Carroccio, pianta altri paletti, puntualizzando che la previdenza resta un tema prioritario nell'agenda della Lega: «I difensori del banchetto di Roma ladrona devono togliersi dalla testa che il Nord, costretto a mantenere tutti quanti, metta sul piatto le sue pensioni». «È logico - spiega il ministro delle Riforme - che questa sia la nostra posizione. La Lega è il partito del Nord e qui è concentrato l'80% delle pensioni del settore privato. I veri interventi su questo fronte devono riguardare anzitutto le false pensioni di invalidità, quindi le pensioni del comparto agricolo al Sud, che spesso sono delle truffe». Bossi aggiunge che, «per quel che riguarda i dipendenti del pubblico impiego, esistono ancora situazioni di privilegio di cui essi godono, a svantaggio dei lavoratori privati». Questo, per il leader della Lega, «è il vero quadro della questione e gli inventori dell'assistenzialismo ne devono tenere conto». Le reazioni alle sue dichiarazioni arrivano a raffica, sia sul fronte politico sia su quello sindacale. «Ora abbiamo la nuova versione del secessionismo leghista: quello di dividere i pensionati del Nord dal resto del Paese con l'unico risultato di trasformare il conflitto sociale in scontro tra regioni» ironizza Paolo Cento, dei Verdi. Sulla stessa linea il capogruppo alla Camera dello Sdi, Ugo Intini: «È chiaro - afferma - che con la guerra civile delle pensioni non si va da nessuna parte». Il responsabile Lavoro della Margherita, Tiziano Treu, è sconcertato della «poca serietà con cui la coalizione di centrodestra continua ad affrontare un tema delicato e complesso come quello delle pensioni». «La nuova crociata di Bossi, operai contro invalidi ed impiegati non aiuta la causa delle pensioni di anzianità» dichiara Livia Turco, responsabile Welfare della segreteria Ds, che chiede a Umberto Bossi di mettersi d'accordo con Maroni e Berlusconi. Per il senatore della Margherita Antonio Montagnino, capogruppo in commissione Lavoro, il governo, sulle pensioni, fa «solo terrorismo psicologico». A richiamare all'ordine ci pensa il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno, che invita a rinviare ogni discussione sul futuro del sistema pensionistico al vertice dei leader della maggioranza: «Basta con gli effetti annuncio. Sulle pensioni si deciderà tutti insieme, collegialmente, a settembre». Immediata levata di scudi contro il Bossi-pensiero anche da parte dei sindacati. «La riforma delle pensioni è già stata fatta. Non si devono toccare nè quelle di anzianità, nè quelle dei dipendenti pubblici» è l'ennesimo avvertimento della Cgil al governo. «Quello dei privilegi pensionistici dei dipendenti pubblici è un falso problema, ma purtroppo si continuano ad agitare le acque su questioni inutili» gli fa eco il leader della Cisl, Savino Pezzotta. «Altro che privilegi dei dipendenti pubblici a danno dei lavoratori del Nord. Bossi, piuttosto, tagli la sua pensione da parlamentare e rinunci a tutte le ricche prebende che riscuote da Roma. Questo sì che è un vero e proprio privilegio» tuona il numero due della Uil, Adriano Musi. A difendere i dipendenti pubblici da possibili interventi di equiparazione sono anche l'economista ed eurodeputato di FI, Renato Brunetta, e l'esperto previdenziale Giuliano Cazzola, che evocano una riforma realmente incisiva delle pensioni, capace di reggere nel lungo periodo, ma che non penalizzi il pubblico impiego, un settore che «ha lasciato sul tavolo delle riforme tutti i suoi privilegi». Contro i «bollori» della maggioranza sulle pensioni l'Ugl invoca il Canadair: «Troppi piromani nel governo rischiano di incendiare l'autunno» afferma il vice segretario generale, Renata Polverini.

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