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Lista unica dell'Ulivo, stop del Correntone

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Troppi dubbi sulla proposta di Prodi anche al centro; no di Marini, sì di Letta

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Il presidente della Commissione Europea, comunque, non si arrende e dalle vacanze in Maremma insiste nel sottolineare «la richiesta che la gente fa di essere uniti». «Nella mia proposta non c'era nulla di machiavellico», spiega Prodi, soddisfatto, comunque, del dibattito che si è avviato. E che certo non potrà continuare a lungo senza una scelta, a settembre, infatti, bisognerà decidere. I verdi, il Pdci e l'Udeur che hanno già bocciato senza appello la lista unica. Ma c'è anche la proposta, messa in campo da Francesco Rutelli e da Piero Fassino di andare avanti con chi ci sta e cioè di costituire un nucleo riformista dell'Ulivo unendo Ds, Margherita e Sdi. «Chi vuole salire salga», spiega il socialista Ugo Intini, «altrimenti concorra insieme a Rifondazione comunista a costruire la nave della sinistra radicale, con la quale vogliamo fare un leale accordo di governo. Se Ds, Margherita e Sdi sono veramente d'accordo, non c'è tempo da perdere. Altrimenti un possibile, improvviso collasso della maggioranza di governo ci coglierebbe impreparati». Nei Ds il Correntone è contrario a una lista per le Europee che non porti il nome dei Ds ed esclude, comunque, che una simile decisione possa essere presa soltanto dalla segreteria e dal gruppo dirigente. Il presidente dei senatori della Quercia Gavino Angius propone di affrontare la questione a settembre. «È presto per parlare della lista unica», dice, «ne riparliamo dopo la pausa estiva. Comunque, se proprio dovessimo arrivarci, un congresso ci vorrà». Anche la Margherita, però è divisa. L'ex segretario del Ppi Franco Marini giudica un rischio per la coalizione la lista unica che, d'altra parte, rappresenterebbe «la pietra miliare del partito democratico», che lui ha sempre rifiutato. Secondo Marini, poi, con un'eventuale sconfitta alle Europee Prodi sarebbe bruciato pregiudicando le elezioni politiche dell'anno dopo. I prodiani della Margherita però, insistono. Per l'ex ministro Enrico Letta «non vuol dire fare il partito unico. Significa avere una proposta unitaria. Questa considerazione deve far capire, anche ai più riottosi, tutti i vantaggi della lista unica e che gli eventuali svantaggi sull'annullamento dell'identità in realtà non esistono». I Ds, a suo parere, «hanno tutto da guadagnare a presentarsi con una lista unica che vinca le europee».

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